
«Per scrivere è bene approfittare della notte e dei sogni», ha detto sabato scorso Michel Houellebecq, quasi tuffandosi nel passato del surrealismo. Al Salone internazionale del Libro di Torino (SalTo), la voce di Houellebecq e quella di Joyce Carol Oates, sono state le uniche capaci di smarcarsi davvero dal clima della kermesse e dai temi dell’attualità mediatica debordante di cliché e parole d’ordine.
Le cifre della rassegna sono del resto incoraggianti e inattese: circa centocinquantamila visitatori registrati lungo un itinerario più ampio dei precedenti di ben 18 mila metri quadrati. Dopo due anni di assenza, il racconto autunnale del Salone (l’appuntamento tradizionale cadeva a maggio) ha coinvolto non solo presenze cospicue in linea con le edizioni precedenti, ma un pubblico più eterogeneo e giovanile. La pagina Facebook dedicata alla rassegna ha contato 200 mila like raggiungendo 14 milioni di persone. Forse proprio la vacanza obbligata dalla pandemia ha in certo modo spalancato le porte del Lingotto. E’ quanto confermano anche i dati dei collegamenti on line. Un solo esempio: 4 milioni di pagine scaricate sui programmi del Salone, rispetto al milione e 900 mila contati nel 2019.
I grandi editori

Il clima di soddisfazione è sembrato moneta corrente anche tra gli editori, a cominciare dai colossi. Mondadori parla di un aumento delle vendite del 30% rispetto all’edizione del 2019 e con la sigla Einaudi segnala il successo di Angeli per i bastardi di Piazzafalcone di Maurizio De Giovanni e dell’ultimo libro di Jonathan Franzen Crossroads. La Nave di Teseo indica una crescita del 46% grazie ad alcuni titoli in cui spiccano Vittorio Sgarbi e Paola Mastrocola, rispettivamente per Ecce Caravaggio e Il danno scolastico. Le Edizioni E/O addirittura spopolano grazie a Tre,di Valérie Perrin, consegnando vendite maggiori del 50 per cento. Grafici con apprezzabili picchi infine anche per Feltrinelli, Laterza, Il Mulino. Tuttavia l’associazione italiana degli editori non è ottimista. Secondo l’Aie i lettori diminuiscono (sarebbero pari al 56%) a dispetto della crescita delle vendite: una divaricazione che non promette molto soprattutto se si pensa che, i titoli più venduti, sono quelli che rientrano nel genere “varia”, un tempio del casual e dell’attualità più precaria.
Il piacere delle scoperte

Viceversa l’itinerario ideale nei padiglioni del Lingotto è quello che prescinde da ogni starlet della letteratura e persino dai cataloghi più vistosi. Per i lettori motivati dalla letteratura il percorso ideale è quello che passa attraverso la porta stretta dei piccoli e medi editori… Basta lasciare la folla assiepata intorno all’ovvio televisivo e alla copertina super-sponsorizzata di stagione in stagione. I piccoli editori sono legione ma è pur vero che tra di loro compaiono cataloghi sorprendenti per qualità e scelte.
Ecco un improvvisato baedeker dopo l’immersione all’ultimo salone.
Il torinese Nino Aragno potrebbe essere il punto di partenza per scoprire, con una veste elegante e senza squilli di colore, classici e moderni: dalle lettere Familiari di Petrarca al Viaggio in Italia di Taine e all’edizione completa in quattro volumi del romanzo epistolare Clarissa di Samuel Richardson (1748) riproposto dopo la prima traduzione italiana per Frassinelli.
Altri lidi, altri porti
Filosofia e saggistica sono invece i capisaldi per Mimesis che al Salone ha posto in evidenza Chernobyl Herbarium, opera dove si narra il lascito di questo evento con una prosa dove i frammenti poetici di Michael Marder, filosofo ambientale e vittima indiretta delle radiazioni, si intrecciano ai fotogrammi vegetali dell’artista visuale Anaïs Tondeu. Ma nel catalogo compare, per esempio, anche l’unica traduzione italiana dell’ultimo seminario di Roland Barthes, La preparazione del romanzo.
Archinto ha da pochi mesi ristampato il suo catalogo che amplia ancora la prose epistolari e sorprende con nomi e approfondimenti inediti: la poesia della prima donna a ricoprire la cattedra di poesia a Oxford, Alice Oswald, con Memorial e numerosi testi che raccontano il Novecento: gli Incontri con Samuel Beckett di Charles Juliet; Meditazione, di Kafka, le lettere tra Adorno e Paul Celan e ora, tra gli ultimi in vetrina, la corrispondenza tra Giovanni Giudici e Vittorio Sereni.
Le Edizioni Clichy mostrano invece una spiccata propensione per la letteratura francese contemporanea e per tematiche inusuali con i nomi di Regis Juffré, Luc Lang, Olivier Bleys: autori di testi per nulla vicini al piccolo mondo quotidiano in cui sembrano sprofondati molti scrittori italiani. Tra i classici, le Edizioni Clichy propongono i racconti inediti di Emily Brontë, Le memorie di un giovane libertino di Apollinaire e lontano da ogni tentazione erotica Storie di Natale di Louisa May Alcott, l’autrice di Piccole donne.
La poesia
Di poesia al Salone internazionale del Libro si parla poco per quanto le sigle editoriali che se ne occupano siano numerose, e diverse collane (tolte le scelte scontate della “Bianca” di Einaudi e dello Specchio), si affaccino anche tra i cataloghi più insospettati. A cominciare da Aragno che alla lirica contemporanea consegna ormai molti nomi: Angelo Maria Ripellino e Giampiero Bona, Alberto Bertoni ed Ennio Cavalli, Alessandro Moscè, Daniele Piccini, Augusto Blotto.
L’editore alessandrino Joker dedica alla poesia più di uno scaffale. Al Salone ha presentato una interessante antologia dedicata agli autori contemporanei campani con un numero speciale della rivista La Clessidra, mentre su un altro versante “I libri dell’Arca”, curati da Lucetta Frisa e Marco Ercolani, hanno recentemente riunito in Qualcuno nella stanza comincia a parlare poesie e prose di Claude Esteban. Di interesse infine il rarefatto calendario 2021 di Crocetti Editore con la versione italiana di Norma Jean Baker of Troy, che l’autrice Anne Carson ha voluto intitolare diversamente in questa traduzione: Era una nuvola. Tra gli altri titoli L’urlo del mare e il buio di Malcom Lowry e Poesie di Manolis Anaghnostakis.
Michel Houellebecq
Atteso, attesissimo, lo scrittore di Serotonina è stato, con Joyce Carol Oates autrice di La notte, il sonno, la morte e le stelle, una delle rare presenze che non hanno avuto bisogno di cimentarsi con la tediosa attualità mediatica. Houellebecq, a cui è stato consegnato il premio internazionale Mondello, ha raccontato di sé, intervistato da Marco Missiroli. Ha parlato di scrittura e di libri, ha precisato che continua a leggere molto e che il tempo adatto per la scrittura è quello liberatorio della notte, semmai dei sogni, quando il giorno dopo si riesce a ricordarli. In questo periodo – ha commentato – sta scrivendo un nuovo romanzo al quale manca ancora un profilo femminile. In ogni caso, ha detto con un sorriso «sarà deprimente». Non una sorpresa per chi ha saputo raccontare – unico nel XXI secolo – il declino dell’Occidente europeo. Incalzato dalle domande sulla scena politica alle presidenziali francesi, ha risposto senza alcun accenno polemico che vincerà Macron. Nessun cipiglio in ogni caso neppure davanti alle osservazioni provocatorie – almeno per chi conosce i suoi libri. In sala una signora gli ha chiesto se poteva consigliarli un buon ristorante parigino di sushi e Houellebecq ha risposto parlando del costume gastronomico dei francesi. Ma è probabile che siano domande come queste, insieme al costume culturale e politico, a fargli dire che continua ad essere sorpreso e contento che si leggano i suoi libri.
Marco Conti
