Stanotte dormirai nel letto del re

Sandra Bonsanti ha sei anni quando il padre, lo scrittore e direttore del Gabinetto Vieusseux, è costretto ad accendere un falò con i carteggi, gli scritti, i libri, le testimonianze conferite alla biblioteca fiorentina. E’ appena trascorso l’8 settembre 1943 e ci si aspetta da un momento all’altro la visita della Gestapo. Qualcuno ha spifferato che la moglie del direttore (Marcella Del Valle), per quanto fornita di falsa carta d’identità, è ebrea. La futura giornalista, Alessandra, guarda il padre preoccupato e gioca come può. Fino a quel momento è cresciuta in uno degli ambienti intellettualmente più fecondi del Novecento europeo. Ha visto Carlo Emilio Gadda mangiare come un dannato tre piatti di ministra uno dopo l’altro e più tardi sbagliare i suoi compiti di matematica delle elementari e ha visto Eugenio Montale travestito con turbante e barba di pannocchie giocare col fratello.

Il mondo che la bambina ha di fronte è al di là della sua comprensione, ma da questa prospettiva il memoir che Sandra Bonsanti ha potuto scrivere risulta ancora più vivo. Stanotte dormirai nel letto del re (Archinto) dice la ferocia della guerra e del pregiudizio ma narra, contemporaneamente, la quotidianità di un gruppo di intellettuali italiani che a quella tragedia cercano di resistere, ospiti per un breve periodo del Gabinetto Viesseux o –  meglio ancora –  della famiglia Bonsanti. Così ecco ancora Montale, citato da un altro poeta (Piero Bigongiari) che durante i bombardamenti canta arie d’opera «per darsi quel coraggio che uno può darsi e che è sempre inferiore alla bisogna»; ed ecco Gillo Dorfles in fuga a Firenze come Umberto Saba che trova nel Gabinetto Vieusseux altri clandestini come Carlo Levi e Arturo Loria. Su tutti incombe il pericolo di un rastrellamento, il timore della  delazione, l’ansia dei continui spostamenti tra una casa e una soffitta, tra la campagna e la città mentre si moltiplicano gli episodi di eccidi, torture, spie tedesche e fasciste travestite da liberatori quando ormai il conflitto è agli sgoccioli e all’esercito tedesco non rimane che la violenza gratuita.

La dissidenza di ‘Letteratura’

Solo pochi anni prima, nel 1937, Sandro Bonsanti e altri scrittori avevano potuto pensare alla resistenza delle idee, a dribblare la censura con la rivista Letteratura (ideata dal padre dell’autrice). «Imponi l’italianità ma letteratura e poesie e arte non hanno confini. Scorro gli indici della rivista dalla copertina rossa che il babbo aveva disegnato. E credo di capire quel forsennato barcamenarsi tra concessioni e sequestri…Come accadde col sequestro della rivista accusata dal Duce in persona di aver pubblicato “uno scritto immorale di Elio Vittorini”».

La sfida al regime mette in conto, alcuni frammenti di Kafka, le pagine di Faulkner, i racconti di Saroyan. Di Vittorini invece Alessandro Bonsanti stampa Viaggio in Sicilia. «Immagino l’emozione del prigioniero politico – scrive l’autrice – all’arrivo della rivista che gli spalanca la finestra sul resto del mondo». Ma proprio questo pensiero consente di toccare il merito delle scelte fatte nel periodo più disgraziato della storia italiana. «Vent’anni dopo, nel febbraio del 1957, nell’articolo su Solaria e il fascismo pubblicato su Il Mondo di Pannunzio, mio padre cercò di riassumere in cosa consisteva l’antifascismo di Solaria: “Fu antifascista, verrebbe voglia di dire, perché non fu fascista. E’ una definizione che si può applicare anche a molti dei suoi collaboratori, tra i quali mi è debito forse comprendermi: che si può applicare anche a molti italiani di quel tempo.» La richiesta di libertà e democrazia non doveva insomma essere per forza una dichiarazione di comunismo, come i regimi (persino il maccartismo) avrebbero voluto per meglio inficiare le proposizioni avversarie.

Ebraismo e cosmopolitismo

Il caffè fiorentino Le Giubbe Rosse

C’era qualcosa di più tuttavia nell’opposizione di molti intellettuali di origini ebraiche, prima ancora delle “leggi fascistissime”, prima che si volesse inventare e perseguire il mito dell’arianità. Sandra Bonsanti cita a questo proposito un passo di Leo Valiani: «Le pagine più limpide per raccontare il collegamento tra l’ebraismo e l’impegno per un’Italia unita le ha scritte forse Leo Valiani, nell’introduzione all’epistolario familiare di Carlo, Nello e Amelia Rosselli: “Borghesia colta, evidentemente, la classe alla quale le famiglie Rosselli e Pincherle (famiglia originaria di Amelia, la madre n.d.r) appartenevano. Famiglie tanto più patriottiche in quanto che, essendo ebraiche, ma laiche, erano grate all’Italia risorgimentale di aver dato loro piena emancipazione…Il meglio della borghesia, amante della lettere, di musica, teatro, arti figurative, conoscitrice della vera cultura che non è nazionale ma cosmopolita”.»

Passeggiando nel giardino di Boboli

Da un ricordo infantile a un’inquietudine compresa solo con gli anni, dal convivio privato al conflitto epocale vissuto,  alla memoria raggiunta sui libri,  pagina dopo pagina Sandra Bonsanti (nella foto a destra) stratifica il “secolo breve”. Si capisce bene come l’autrice scriva in appendice: «Ci ho messo ottant’anni a scrivere questo libro.» Si capisce ancora meglio il valore traslato, illuminato di bellezza, con cui si apre questo libro: un’ultima passeggiata con il padre lungo il giardino di Boboli. Un paesaggio costante nel tempo, «all’inizio e alla fine. In mezzo, fra le fontane e le vasche dei Medici, le grotte e i satiri, i prati e i cespugli fitti, gli allori e le panchine di pietra serena, fra gli anziani fedeli alla stessa ombra custodita per una vita, i racconti sussurrati di amori proibiti, il ricordo di guerre e le grida e i giochi dei figli dei figli…In mezzo era passato un secolo.»

Marco Conti

Sandra Bonsanti, Stanotte dormirai nel letto del re, Pp. 205, Archinto, 2020, euro 18,00

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