Crocetti: la Poesia abita qui

Nicola Crocetti, editore e grecista

Quella che sembrava un’impresa impossibile è durata trentadue anni. Ma è solo il primo step. Ora Poesia lascia l’edicola e approda in libreria. Nicola Crocetti, editore e capitano coraggioso non solo della rivista ma delle edizioni di poesia, ha ceduto catalogo e rivista a Feltrinelli, pur restando al timone. Sua è la direzione editoriale delle collane di libri e sua la direzione della nuova rivista: una veste di indiscutibile eleganza con la quale Poesia ha presentato il suo primo numero bimestrale lo scorso 4 giugno.

Ritsos, Aragon e compagnia

La navigazione era iniziata nel 1981 con gli auspici di Ghiannis Ritsos, di cui Crocetti era amico e traduttore. La sua sede in via Falck, alla periferia di Milano, cominciò a incolonnare  titoli di autori importanti in pochi metri quadrati: Louis Aragon, Kavafis, Gibran, Whitman; poi arrivarono i poeti italiani e tra loro gli esordienti.  Il 1988 fu il primo anno della rivista con la scommessa  di percorrere la strada delle edicole a cadenza mensile in un territorio accidentato e nebuloso, dominato da riviste storiche che alla poesia dedicavano  poche pagine e da pubblicazioni quadrimestrali quando non semestrali, spesso raggiungibili solo con un abbonamento. Chi si fosse lamentato per la foresta di pubblicità e promozione che intanto cresceva a dismisura su ogni foglio, con Poesia aveva il suo contrappasso, magari dolente ma in dosi omeopatiche.  In compenso il telefono dell’editore squillava in continuazione, la boîte dei manoscritti traboccava.

La poesia e il caso Alda Merini

Il 1988 fu anche l’anno in cui Crocetti  pubblicò Testamento, una scelta delle poesie di Alda Merini  curata da Giovanni Raboni, che segnò non tanto e non solo  il ritorno della scrittrice sulla scena letteraria (aveva esordito a ventidue anni, nel 1953) ma l’inizio della sua popolarità grazie anche alla indubbia versatilità dell’autrice. Caso di popolarità davvero straordinario in un Paese abituato a scrivere ma raramente a leggere… Si ricorda a questo proposito  l’editore che in un incontro in cui si lamentava la scarsità di attenzione per la poesia, chiese all’interlocutore: «Lei quanti libri di poesia legge all’anno?». Ecco il quid  di ogni alata questione sulla lirica contemporanea e sulle sue edizioni.

La svolta con Feltrinelli

Per quasi tre anni la rivista venne diretta da Patrizia Valduga e da Maurizio Cucchi; successivamente è stato lo stesso editore, peraltro giornalista, ad assumere anche la direzione. I volti dei poeti in prima pagina e in ogni servizio sono stati fin dall’inizio delle pubblicazioni un carattere distintivo di “Poesia”

E allora perché ritrarsi proprio ora, con 358 numeri pubblicati e 300 titoli d’autore in volume, ma ben 3200 poeti di tutto il mondo pubblicati nell’arco di questi 39 anni ormai sgocciolanti verso il quarantennale? Nicola Crocetti lo ha spiegato qualche giorno fa al Corriere della Sera: «In agosto compirò 80 anni e non ho un diadoco designato. La mia casa editrice ha quarant’anni, e credo sarebbe un peccato che tanta esperienza e tanti sacrifici andassero perduti. Feltrinelli è un marchio prestigioso non solo per la cultura italiana, e mi garantisce la continuità del mio marchio»  (“La lettura”, Corsera, 31. 05.’20). La rivista era arrivata ad avere fino a 50 mila copie di vendite nei primi anni Novanta, poi si era assestata intorno alle 20 mila, mente la crisi economica assottigliava quando non falciava dal mercato editoriale molti periodici.

Il sommario di oggi

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La copertina della nuova serie

Il primo numero del nuovo corso trattiene comunque della rivista storica la formula che l’ha accompagnata in questi anni: percorsi nel passato (Percy B. Shelley con alcune pagine cruciali del saggio In difesa della poesia; una selezione della poetessa ribelle Edna St. Vincent Millay), anteprime  importanti  (in questo caso  i versi de Il guardiano del faro di Ghiannis Ritsos); una sequenza di poesie inedite di Milo De Angelis  e, accanto al poeta lombardo di Somiglianze, i nomi di  Valeria Rossella, Daniele Piccini (un’anticipazione, come per la Millay, di un libro in uscita da Crocetti), e poi quelli di Franca Mancinelli e Cesare Viviani per lasciare invece a Silvio Ramat l’onere di ripercorrere la storia della poesia italiana, mentre  è il colombiano Armando Romero l’autore straniero letteralmente da scoprire. Tassello quest’ultimo (vale a dire l’attenzione per la lirica di ogni Paese) che continua a qualificare la rivista in ambito internazionale.

Non compaiono invece in questo primo numero le consuete recensioni e la vetrina di riviste di poesia: due scorci importanti per l’informazione letteraria, viceversa legata al consueto breve giro di spinte editoriali e amicizie su quotidiani e periodici generalisti. Crocetti, nel suo editoriale, parla però  anche del ruolo informativo, della «miriade di case editrici, grandi, medie, soprattutto piccole e non di rado piccolissime» che compongono il paesaggio delle Muse . Non resta quindi che attendere.

m.c.

Leggi anche https://lemuseinquiete.it/se-la-poesia-va-in-edicola/

2 Comments

  1. LISETTA FERRUZZI

    Purtroppo si è persa l’estrema leggibilità della rivista mensile, che ho collezionato con amore dal primo numero: le pagine troppo spesse faticano a restare aperte, i testi, italiani o stranieri, sempre bellissimi, indossano una specie di abito di gala, troneggiano a tutta pagina con uno scarto di spazi che la vecchia rivista non conosceva. E che dire delle rubriche scomparse? Prima sfogliavo ” qualcosa di vivo “, ora mi si mostra un neanche troppo lungo elenco di nomi introdotto da sempre belle fotografie degli autori ma in sè un po’ freddino. Lontanissima la copertina da quelle indimenticabili della vecchia versione: assomiglia alla grafica degli inserti letterari dei quotidiani, fatta per incuriosire e in parte eccitare, vedi l’inutile ” scandalosa Edna “, che nulla aggiunge al valore della sua poesia. Sì, una grossa delusione, che non spiega il prezzo quasi triplicato, e come antica fedelissima lettrice mi sento presa in giro. Buon lavoro, comunque, e che la poesia mai cessi di mostrarsi, qualunque veste le facciano indossare.

    • Museblo

      Le osservazioni che svolge sono interessanti e puntuali. E’ vero che l’eleganza della nuova rivista rende più distanti i testi, che la grafica prende per mano l’attenzione del lettore, che sono scomparse le rubriche. Così come è vero, d’altro canto, che la carta semi-lucida della rivista storica è sempre stata economica ma bruttina. Come ho scritto, spero che tornino le pagine dedicate alle rubriche perché erano strumenti indispensabili per orientarsi tra le nuove pubblicazioni, dalla rubrica delle recensioni alla vetrina per le riviste di cultura poetica. Personalmente mi soffermerei di più su questo aspetto anche sotto il profilo editoriale: non credo infatti che la ricercatezza della grafica e magari un maggiore spazio agli autori conclamati siano utili a confermare oggi il bimestrale. Penso che “Poesia” abbia sempre avuto due tipi di lettore: l’addetto ai lavori (e spesso poeta in fieri) e chi ama la lettura della poesia. Per questa ragione, toccasse a me decidere, dopo aver migliorato l’edizione e la grafica punterei sull’utilità: non solo rubriche vecchie e nuove, non solo più testi di poesia, ma anche uno sguardo a ciò che sta intorno: il mondo della scuola (come si racconta la poesia nelle decine di antologie per le medie superiori?) e la didattica, e di pari passo, ma senza l’obbligo della rubrica, il rapporto tra scrittura poetica e arte.
      Grazie per questo intervento! Non resta che attendere ora i prossimi numeri di Poesia.
      m.c.

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