
Qualche tempo fa ho deciso di comprare un’antologia delle poesie di Roberto Juarroz. Sapendo che non avrei trovato nulla sugli scaffali delle librerie italiane, ho richiesto il volume in originale attraverso Amazon. L’ordine venne fatto un sabato sera alle 19 e la pagina on line del distributore mi disse che il pacco sarebbe arrivato all’indomani. Ho pensato si trattasse di una risposta automatica valida per tutte le stagioni e per gran parte delle merci. Amazon mi diceva addirittura che il volume in spagnolo sarebbe arrivato nel corso della mattinata. Qualcuno, all’alba di domenica, in un magazzino situato perlomeno a un centinaio di chilometri dalla mia residenza, dopo aver bissato aspirapolveri, indumenti intimi, prodotti agricoli, lampade, laser e creme, avrebbe trovato su di uno scaffale un libro di poesie di un argentino, in lingua spagnola, stampato a Madrid, e di cui si venderanno al massimo un migliaio di copie nel corso di un anno nell’intero continente. Una sbruffonata.
All’indomani mattina, verso le undici, il campanello di casa ha squillato. Un ragazzo sceso da un furgone mi aspettava oltre il cancello con un pacchetto in mano. Era il libro di Roberto Juarroz, Poesia Vertical.
Amazon e la libreria
Questo episodio mi è venuto in mente leggendo il volume di Roberto Calasso Come ordinare una biblioteca (Adelphi, 2020). E’ una raccolta di brevi saggi destinata a lettori avventurosi, quelli che come me vanno in giro in cerca di un libro e ne trovano tre che non sapranno più dove collocare a casa propria. L’ultimo scritto si intitola Come ordinare una libreria, una conferenza di 15 anni fa che l’autore ha aggiornato: «Mi sono reso conto, con un lieve soprassalto, che nel discorso di allora mancavano due parole che nel frattempo hanno occupato ossessivamente la scena: e-book e Amazon. Mancavano perché non c’erano. Solo a partire dal 2010 quelle due parole sono diventate dominanti».

Libri come merce e opere di qualità
L’e-book ha furoreggiato per qualche anno, «offrendo il destro per stoltezze di ogni genere», ma è «appassito» rapidamente. Viceversa il caso di Amazon sembra destinato a cambiare il paesaggio. Un tempo era «inimmaginabile che un rivenditore di articoli vari sarebbe diventato l’uomo più ricco del mondo. Non era una stranezza, ma una fra le varie conseguenze dell’entrata nell’èra digitale». E ancora: «Nessuna catena di librerie potrà mai competere con gli sterminati magazzini di Amazon e con la sua capacità di fornire il prodotto in tempi minimi.» Secondo lo scrittore (ed editore di Adelphi) le imprese che rischiano di più sono tuttavia quelle più grandi perché non lo sono abbastanza e se dovessero crescere finirebbero per avere dimensioni sproporzionate al piccolo mercato dei libri.

Calasso aggiunge nel merito qualcosa di specifico di cui, chi legge e scrive per professione, ha già avuto sentore, ma su cui spesso si evita di discorrere per non chiamare in causa i massimi sistemi, se non direttamente l’estetica. Un argomento spinoso e inquietante. Calasso sostiene infatti che nel mondo globalizzato e mercificato «gli scrittori sono considerati come un settore dei produttori di contenuti e molti se ne appagano. Ma questo presuppone l’obsolescenza della forma. E dove non c’è forma non c’è letteratura. Questa osservazione aiuta a capire quella sensazione di angustia e di corto respiro che la letteratura del nuovo millennio non può che provocare. Per rendersene conto, basterebbe confrontare i libri degli ultimi vent’anni con quelli apparsi nei primi vent’anni del Novecento. Confronto che risulterebbe schiacciante, in sfavore del presente».
E’ una riflessione che – al netto delle considerazioni sulla letteratura di consumo, ovvero quella che un tempo era chiamata “letteratura popolare” – richiama quella analoga del filosofo Giorgio Agamben, il quale ha scritto che risulta curioso verificare come le passioni e la vita interiore dell’uomo contemporaneo trovino tutt’oggi modelli insuperabili attraverso le esperienze letterarie di un secolo fa.
Il contatto fisico con il libro

Ma tornando all’argomento principale del saggio, Roberto Calasso mette in evidenza due i modelli più diffusi: quello della libreria che è anche una rivendita di vari articoli prevalentemente cartacei e quello che investe più direttamente la letteratura. Per il primo si annunciano tempi calamitosi: «Per quanto varia sia l’offerta, sarà sempre di gran lunga minore di quella che è disponibile su Amazon», chiosa l’editore. Gli stessi tempi di consegna risulteranno a sfavore. Viceversa per l’altra libreria, destinata a chi ama la letteratura «si apre una sola strada: puntare su qualcosa che per via elettronica non si può ottenere: il contatto fisico con il libro e la qualità. E che cos’è la qualità? Non c’è domanda più difficile. Nel celebre romanzo di Robert Pirsig, Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, uno dei più memorabili del secondo Novecento, un padre e un figlio attraversano gli Stati Uniti in motocicletta tentando di capire che cos’è la qualità sulla base del Fedro di Platone. E non arrivano a un risultato certo, esattamente come i neuroscienziati di oggi, che scrivono dei qualia ma non sono arrivati a dircene nulla di essenziale. Eppure la qualità – inafferrabile, indefinibile, elusiva – continua a essere una presenza costante in ciò che chiunque vive. La qualità – conclude – qualifica ogni istante, come il linguaggio ci costringe a dire.»
Un posto dove sedere

In una libreria la nozione di qualità sarà altrettanto empirica. Ma al di là di ogni speculazione dovrà essere un posto in cui si avrà voglia di entrare come nel proprio club. Calasso parla di un “iperlettore”, o perlomeno di qualcuno che voglia identificarsi con la cultura alta. I soci di questo club «saranno certi libri che si trovano sui tavoli o negli scaffali. La libreria dovrebbe essere il luogo dove comunque si trova qualcosa che vorremmo leggere. Che può essere la novità appena stampata o la traduzione di un testo cuneiforme.»
Per questo nella libreria ideale si troverà anche uno spazio dove sedere, magari persino una poltrona o un divano. Al libraio, in futuro, occorrerà essere anche il primo critico, cioè qualcuno in grado di vagliare nell’oceano delle pubblicazioni. Per fare questo occorrerà riflettere su chi rientra oppure no nella categoria degli autori, sia pure attraverso l’arbitrio dei librai. Ma per Calasso la libreria dovrà fare esattamente il contrario di quanto è previsto oggi: il criterio di scelta dovrà tener conto, per ogni autore, della «potenzialità di durare nelle inclinazioni dei clienti. E ovviamente tutti gli scrittori che non vengono inclusi troveranno un loro luogo in altre zone della libreria, nella narrativa, nella saggistica o in altre categorie.»
Cosa facciamo con i libri brutti
La questione aperta resta un’altra: come comportarsi con i libri brutti «che però si vendono?». Con perizia il libraio – risponde Calasso – «dovrebbe prendere nota di quali libri sono richiesti presso di lui». Con una facilitazione, poiché non è vero che i libri brutti si vendono bene, piuttosto risulta vero che «di fatto, nella maggior parte i libri brutti aspirano a essere venduti ma alla fine non si vendono». Un appunto che dovrebbe confortare i lettori, se non la maggior parte degli editori.

La biblioteca del lettore: l’ordine a chiazze
Ma a questo punto occorre gettare almeno un’occhiata sul resto del tesoretto offerto da questo libro che in sé assomma molte esperienze: quella di uno scrittore, di un erudito, ma anche di un editore straordinariamente attento alle scelte e infine di un bibliofilo che del libro conosce pertinenze e malìe. Il volume racconta infatti nel saggio di apertura, “Come ordinare una biblioteca”…E ci toglie subito l’imbarazzo di sapere che, in effetti, non lo abbiamo mai fatto: «Il miglior ordine per i libri, non può che essere plurale, almeno altrettanto quanto la persona che usa quei libri». L’ordine sarà quindi «a chiazze, molto vicino al caos». E qui la regola aurea sarà quella del buon vicinato suggerita dal critico d’arte Aby Warburg, secondo il quale quando nella biblioteca perfetta si cerca un libro «si finisce per prendere quello che gli sta accanto e che si rivelerà essere ancora più utile di quello che cercavamo».
Vita, memoria ed erudizione

Calasso racconta con dovizia circostanze vissute e situazioni esemplari, passando dal registro dell’erudizione a quello della memoria e del gusto personali («Ho sempre diffidato di quelli che vogliono conservare i libri intatti senza alcun segno d’uso. Sono cattivi lettori.»), facendoci infine entrare in alcune delle biblioteche storiche più importanti, dalla London Library alla Bibliothèque Mazarine e persino nella tipografia veneziana di Aldo Manuzio. I due capitoli centrali, “Gli anni delle riviste” e “Nascita della recensione” fanno di questo smilzo libretto un inarrivabile e non sostituibile compagno di strada per ogni lettore o, perlomeno, di quello che immaginiamo sedere sulla poltrona del futuro libraio appena chiusa la pagina luminescente di Amazon.
Marco Conti
Roberto Calasso, Come ordinare una biblioteca, Pp. 127, Adelphi, 2020. Euro 14,00