Le poesie di Corrado Bianchetto Songia
Sono tra le righe delle mie minute
-in corpo zero, in margine-
le cose che non ti ho mai
detto, quel che di me non sai. Fra le tue
scapole, alate di preghiera
come una lunga cicatrice…
***
C’è stato un tempo
che dormivo bene – al buio dell’inverno
della luce guasta della strada.
Eppure com’è dolce l’inferno
mi dicevo, attraversarlo ad occhi
aperti – così – a cuore spento.
***
Abiti quella chiaria laggiù
nel verde acceso dei temporali
tra le ultime case e l’orizzonte
piatto della serra.
Da qui, da questa
collina brucata dal vento
e dalle nuvole – da me
a te – una distanza:
un anno di luce nel tempo
e nello spazio. Un buco
nero di lettere
mai spedite, mai
neppure scritte.
****
Sei la cosa più bella che non ho
in questi giorni chiari, fatti
di niente, che si sfanno come rose.
Rileggo le tue cartoline
senza francobollo spedite
da un aldilà di campagna: metà
maggio ’92…L’eternità
sbavata di un inchiostro che
si fa sempre più labile, a mano
a mano che lo ripasso
con la matita, con la biro…
Corrado Bianchetto Songia, da La chiave a scheletro (a cura di Marco Conti) L’Autore Libri Firenze, 2007

La poesia della disappartenenza
Corrado Bianchetto Songia (1968-2006) è stato un autore appartato che ai vagabondaggi nella poesia ha dedicato gran parte della sua giovinezza, fino alla morte prematura, la notte del 20 maggio.
Lo avevo lasciato poco prima, in un bar, dopo una giornata di lavoro intenso, fianco a fianco, cercando insieme di “chiudere” le pagine di un giornale in tempo per la tipografia. Qualche mese dopo ero invece costretto a occuparmi della cartella di testi che aveva lasciato e che avrebbe voluto inviare di lì a poco all’editore. Scelsi gran parte delle liriche che avevo a disposizione ricordandomi soprattutto delle ultime che mi aveva recitato a memoria, tra un caffè e una sigaretta. Mi piacevano persino ascoltate dalla sua voce, il che non mi succede mai, sia perché non mi piacciono le intonazioni degli autori (faccio salva Alda Merini), sia perché sono convinto che quasi tutta la poesia del Novecento sia fatta per l’ascolto interiore, figuriamoci per una approssimazione, per il poetry slam, la performance, la competizione al posto della chiacchiera, ma con un obbligatorio contorno di chiacchiere.
In quei versi dattiloscritti c’era la solitudine dei desideri, il braccio teso ad afferrare il vuoto, un paesaggio di « giorni chiari,/ fatti di niente» e il paesaggio «combattuto e incerto degli amori, spesso traguardati con ironia», come scrissi allora. Un distacco, certo dolente, ma senza ulteriori attese. Rileggendolo e rileggendo il suo primo libro, Esercizi di astinenza, vedo lo spazio di quel distacco, ne misuro il bordo dove il verso lascia in disparte ogni tentazione. Scriveva nella sua prima raccolta:
Un branco di pesci morti
le foglie scosse, in indolenza
fatta carne, in presagio
di ben più terribili sonagli –
se il temporale fa di quattro
pali una selva di forche
e del tuo ovale di zingara
un dolce incolmabile vuoto.
Quelle foglie, quel temporale, così come il viso zingaresco erano quasi “primi piani”, incombevano con l’emozione della contiguità. Niente suggeriva le lontananze che perseguitano gli ultimi versi. Ma sì, Corrado aveva « messo via lo stretto indispensabile, ridotto all’osso le parole».

Troppo bello per essere commentato, solo Marco Conti sa farlo a noi rimane la dolcezza mista a malinconia che ci accompagna verso il sonno e verso i sogni che ci faranno compagnia nel viaggio attraverso la
notte fino ad arrivare al mattino
Grazie Lorena, merito non solo mio, ma soprattutto di queste poesie che mi piacerebbe fossero più conosciute.
Vorresti dirmi dove sono reperibili o ordina bili. I grandi poeti sconosciuti si perdono. E un poeta muore se non è amato. Per amarlo occorre leggerlo.
Ciao, i due volumetti citati sono reperibili sul web. E’ sufficiente scrivere il nome dell’autore e i titoli (La chiave a scheletro ed Esercizi d’astinenza). Li troverai su Amazon, Unilibro, Libreria universitaria. Naturalmente possono essere richiesti anche a Firenze Libri (Fi) ma non ho più l’indirizzo. Grazie per la tua attenzione!