Il diavolo nel cassetto

Bestiario medievale, la volpe

Di ritorno dal suo celebre Viaggio in Italia, Goethe si fermò in un villaggio incassato tra le montagne svizzere. Colpa di un guasto della carrozza. Ma l’incidente ha fatto la fortuna di quel paese: tant’è vero che due secoli dopo, lo scrittore romantico non solo ha un monumento nella piazza, ma è celebrato da ben tre locande ognuna delle quali annovera il merito di averlo ospitato in quella celeberrima notte.
Potrebbe essere tutto; invece non è. Se ne accorge a proprie spese il reverendo Cornelius inviato a Dichtersruhe (non d’invenzione che significa “riposo del poeta”) per aiutare il vicario ormai troppo vecchio per sopperire alle necessità del borgo. Padre Cornelius si sente subito a disagio. Nessuno sembra prenderlo sul serio ma, soprattutto, ad ogni messa i fedeli si contano sulle dita di una mano.
«L’aspetto del paesaggio – dice il sacerdote – rispecchia il carattere dei suoi abitanti: accogliente d’estate, mortalmente squallido nella stagione fredda».

Un paese di scrittori

Il demonio porge i suoi ‘desiderata’

Riservati fino al mutismo, gli abitanti di Dichtersruh covano una passione segreta. Così segreta che padre Cornelius deve appostarsi come un detective all’ufficio postale per scoprire cosa sono i voluminosi pacchi che puntualmente sono consegnati agli uffici di spedizione. La sorpresa è grande: nella piccola vallata svizzera gli scrittori pullulano come zanzare nelle risaie. E’ sufficiente che, con una scusa o con l’altra, il vicario cominci a discettare dal pulpito sulle opere letterarie più importanti, perché la piccola chiesa si riempia all’inverosimile.
Ed è proprio in questo frangente che il diavolo gioca le sue carte.
Lo racconta padre Cornelius a un apprendista scrittore, Friedrich, che è giunto in paese per seguire un convegno di psicanalisti in cerca di manoscritti da consegnare alla piccola casa editrice di cui è diventato consulente. Tra i relatori c’è proprio il sacerdote che propone una tesi ben curiosa.

Il Maligno fra di noi

Padre Cornelius parla diffusamente del Male, parla del Diavolo e spiega che ormai, visto il mondo laicizzato, il demonio non segue il solito canovaccio a cui tutti erano abituati. Alcuni psicanalisti escono dalla sala protestando ma il sacerdote continua sostenendo che oggi, l’attività spirituale è ormai consegnata alla letteratura e proprio questo può diventare il campo di azione del maligno.
Scettico il giovane editor ascolta la tesi, gli pare che Cornelius si esprima attraverso simboli eloquenti, vorrebbe prendere in consegna il manoscritto, proporlo alla stampa. Scoprirà molto di più di quanto era stato raccontato in pubblico.

Una narrazione a incastro

Secondo il protagonista del romanzo, Cornelius, la volpe è una incarnazione del Maligno

Paolo Maurensig riprende qui la tradizione gotica coniugandola con humor agli attributi prosaici e laicissimi del XXI secolo. Come nel suo romanzo più famoso, La variante di Lűneburg (straordinario romanzo d’esordio, nel 1993, tradotto in venti lingue) anche Il diavolo nel cassetto è un romanzo a incastro. Il narratore riordinando la casa trova un manoscritto che non ha mai letto dove un anonimo autore racconta la vicenda di Dichtersruh narratagli da un terzo sconosciuto, forse lo stesso padre Cornelius.
La scrittura di Maurensig vive interamente intorno ai personaggi insoliti e affascinanti che sa creare. Se nella Variante di Lűneburg le esistenze si spendevano nel mondo (nettamente simbolico) degli scacchi, qui è la narrazione stessa ad essere la tentazione che disperde le vite, l’incarnazione di una ossessione che tenta, divora ed elegge. Ma tocca sempre con felicità narrativa il nostro immaginario.

Marco Conti

Paolo Maurensig, “Il diavolo nel cassetto”, pp. 115, Einaudi, 2018


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