I falò dell’Abbondanza

Dicembre in un calendario medioevale

La notte del 24 dicembre, a Masserano (un antico principato situato nel Biellese), si accende un grande falò di fronte alla chiesa della frazione Rongio. E’ chiamato “Fuoco dell’Abbondanza” : con le felci viene creata una piramide intorno ad un tronco di ontano e, dalla direzione che prendono le faville sprigionatesi sulla punta, si pronostica l’anno nuovo. Se vanno a Nord si annuncia miseria, se a Sud, abbondanza. Un pronostico che un tempo riguardava il raccolto e che oggi, genericamente, viene interpretato come vaticinio dell’anno nuovo.
Il falò dell’Abbondanza ha però una storia lunga che ha radici pagane come l’originaria festa di Natale che era in realtà un rito propiziatorio della Luce.

Il solstizio e la luce come simbolo

Feste simili a quella di Masserano si svolgono durante il solstizio invernale in diverse parti dell’Europa e analogo valore simbolico esprime anche la festa ebraica di Chanukkah o ḥănukkāh, detta Festa delle Luci che inizia al tramonto del 24 dicembre e dura otto giorni. La ricorrenza ebraica ricorda un evento storico (cioè la consacrazione di un nuovo tempio a Gerusalemme e la liberazione dagli elleni) ma in sé rappresenta un sincretismo: non a caso la festa del Tempio prevede l’accensione della menorah, una lampada ad olio a sette bracci. La luce è infatti all’inizio della creazione (Genesi I, 3-4) e il Midrash ricorda che essa non appartiene a questo mondo, ma proviene da un’altra dimensione.
La valenza simbolica della luce è stata così colta anche dal primo cristianesimo che opportunamente ha trasferito la nascita di Gesù in una data emblematica capace di trasmettere il valore della Luce.

Il “Dies Natalis”

Ms. 343d, p. 32r, Historienbibel dall’officina di Diebold Lauber, vol. 2, Nuovo Testamento

Nell’Impero romano il 25 dicembre era detto dies natalis solis invicti, ovvero il giorno di nascita del sole invitto. In origine la festa della natività di Cristo coincideva però con l’Epifania. Lo spostamento calendariale al 25 dicembre avvenne tra il 325 e il 354. La separazione della Natività dall’Epifania permetteva quindi di cogliere l’attenzione del popolo che proprio durante il solstizio invernale celebrava il culto solare. Nel III secolo il 25 dicembre era ancora una festa solenne del culto mitralico a cui erano devoti i romani e soprattutto i legionari.

Le tradizioni popolari in Europa

Nel mondo delle tradizioni popolari la sovrapposizione è palese.
Così appare nella ricca e dettagliata documentazione contenuta nei saggi de Il ramo d’oro di James Frazer, dove il rito propiziatorio di accensione di fuochi per favorire l’avvicinamento del sole e far crescere le messi, è variamente illustrato. La magia simpatica. ovvero quella del simile che produce il simile (il fuoco al posto della luce solare) è eloquente.
Là dove non sussisteva un vero e proprio falò di arbusti, veniva bruciato un ceppo, il cosiddetto “Ciocco di Natale”. Si trova documentata questa usanza in Westfalia, in Inghilterra, nelle Fiandre, in Provenza e, in Italia, per esempio, in Valdichiana, dove “battere il ceppo” era locuzione augurante fecondità. La festa del solstizio nell’etnia celtica bretone era ancora più esplicita: si chiamava Eginane che significa “Germe di Grano”. Si offrivano semi alla divinità per simboleggiare la rinascita.

Masserano, Fuoco dell’Abbondanza, Natale 1993

Il salto di Pale

Un altro rito connesso con questo complesso di credenze è il salto sul fuoco. Nel Novecento risulta ancora praticato in alcuni paesi: in Irlanda, Inghilterra, Francia, ma veniva eseguito anche a Masserano dove era, in ultimo, una usanza lasciata ai bambini che saltavano su piccoli fuochi accesi intorno al falò più grande. Capita infatti spesso nel folklore di trovare trasformati in giochi gesti e rituali che avevano un valore magico. In questo caso, più alto era il salto, più alte sarebbero state le messi. L’usanza risaliva al mondo romano ed era conosciuta come il “Salto di Pale”, in riferimento alla divinità della pastorizia.

Irlanda, salto sul falò. Nel caso specifico documentato dall’immagine, il salto coincide tuttavia con la festa di Beltaine, a maggio, periodo in cui il fuoco ha, per la cultura celtica, lo stesso valore propiziatorio in vista del solstizio d’estate.




2 Comments

  1. In Svezia e soprattutto molto a Nord la festa delle luci per pagana che sia è ancora molto celebrata dato che la notte dura quasi sei mesi ed è obbligatoria per gli ospiti. Poi chi ha saltato balla attorno al fuoco. Vi partecipai alle isole faroer nel 68 innamorandomi del paese e di quasi tutte le adolescenti s.lucie coronate di fiori. Si canta e prove e do dall Italia era obbliigatorio fa cendo una non grande figura. Si bevono litri di glucca ( non si scrive cosi) una sorta di speziatissimo vin brule’ è quando sei praticamente morto di stanchezza e ubriaco ti raccontano le leggende legate ai fuochi

    • Museblo

      Grazie per questa testimonianza. La permanenza delle tradizioni in un Paese che l’immaginario mediatico vedeva, proprio negli anni ’60, come un luogo del futuro, dimostra che cultura popolare e sensibilità del Novecento non sono necessariamente in conflitto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to Top
error: Content is protected !!