
Patrick Modiano è lo scrittore delle vite in sospeso, l’autore per il quale la memoria non è sedimento ma perdita e reinvenzione. In ogni storia è il caso, sembra aggiungere l’autore, a governare le nostre vite. Non fa eccezione quest’ultimo romanzo, Inchiostro simpatico, scritto nel 2019 e ora proposto da Einaudi nella traduzione di Emanuelle Caillat. In epigrafe svetta un passo di Maurice Blanchot: «Chi vuol ricordare deve affidarsi all’oblio, al rischio dell’oblio assoluto e a quel felice caso che diventa allora ricordo.» L’instabilità come destino della condizione umana è il punto di contatto tra i due scrittori. E instabile, se non misteriosa, è sicuramente la vita di Noëlle Lefebvre, la protagonista quasi del tutto assente dall’azione di Inchiostro Simpatico.
Incipit

«Ci sono spazi bianchi in quella vita, spazi bianchi che si intuiscono consultando il “fascicolo”: una semplice scheda in una cartellina azzurra sbiadita dal tempo. Quasi bianco, anche lui, quel vecchio azzurro. E la parola “fascicolo” è scritta al centro della cartellina. In inchiostro nero.»
Così, con un dato descrittivo che nell’opera di Modiano (http://Modiano, ovvero la geografia della memoria – Recensioni – Le Muse Inquiete) ha una perentoria valenza simbolica, cioè gli spazi bianchi, il romanzo avvia la ricerca. Decine sono le corrispondenze che si potrebbero evocare tra le pagine di altre sue narrazioni. In Orizzonte, l’avvio, propone: «Dopo un po’ di tempo Bosmans ripensava a certi episodi della sua giovinezza, episodi incoerenti, tronchi, visi senza nome, incontri fugaci.» In L’erba delle notti l’assenza, l’apparente casualità del percorso del protagonista, è ugualmente flagrante all’incipit: «Eppure non ho sognato. A volte mi sorprendo a pronunciare questa frase per strada, come se sentissi la voce di un altro. Una voce incolore. Mi tornano in mente alcuni nomi, certi visi, certi dettagli. Più nessuno con cui parlarne.» Solo l’assenza, soltanto alcuni «dettagli» si affacciano e straniano il paesaggio delle relazioni e dunque la storia sarà necessariamente la ricostruzione di quel paesaggio. Nel caso di Inchiostro simpatico la voce narrante è il detective di un’altra scomparsa, appunto quella di Noëlle Lefebvre.
L’agenzia investigativa
L’approccio romanzesco è analogo a quello della narrazione più celebre di Modiano, Dora Bruder (dove la vicenda si avvolge intorno alla sparizione, durante il secondo conflitto mondiale, di una ragazza ebrea quando il protagonista si imbatte in un vecchio ritaglio di giornale). Ma qui la materia è più esile. La voce narrante appartiene ad un giovane che per qualche tempo lavora in una agenzia investigativa dove il titolare gli sottopone il caso irrisolto di Noëlle. Ma il giovane investigatore, Jean, non sa arrendersi all’evidenza: ogni testimone, ogni traccia della donna, finisce in un sentiero senza sbocchi. I quartieri, la geografia parigina, i rimandi alla città di Annecy che lo stesso detective improvvisato conosce, ingarbugliano gli indizi. Ad un tratto appare un nuovo elemento che sembra dar luogo ad una svolta: un’agenda dove Noëlle aveva annotato alcuni nomi, date, appuntamenti. Passano gli anni ma di tanto in tanto Jean ripensa al caso, a quella cartellina blu stinto. Una ragione più profonda giustifica tanta testardaggine. Jean e Noëlle hanno forse condiviso qualcosa, un momento dimenticato, un incontro. Il passato si trasforma nella mente, spesso scompare, poi, come un flutto più corposo che schiaffeggia la riva, si ripresenta. Con tutti i suoi granelli di sabbia.
Patrick Modiano, Inchiostro simpatico, pp. 107, Einaudi, Euro 16,00