Caro Pierpaolo: lettere di un’amica

Dacia Maraini ha recentemente presentato a Biella, Caro Pierpaolo, il suo ultimo lavoro dedicato, nel centenario della nascita, alla sua amicizia con lo scrittore, poeta e regista Pasolini. Dopo avere rifiutato una proposta di Roberto Cotroneo di scrivere un libro di ricordi su di lui, l’autrice ci ha ripensato e si è accinta alla composizione di una serie di lettere rivolte all’amico che non c’è più. Ne è nato Caro Pierpaolo, il cui orizzonte storico attraversa il secondo Novecento, sul filo di tante esperienze vissute insieme, incontri personali e pubblici, discussioni di letteratura, dibattiti sull’aborto, sulla lotta di classe sull’avvento della televisione. Vacanze e viaggi, anche, in Africa, in India, sempre a fianco di Pasolini e dell’allora compagno di vita della Maraini, Alberto Moravia. Molti i “comprimari” eccellenti, da Maria Callas a Elsa Morante, a Laura Betti.

«Sono sempre stato appartato»

Pasolini ha fatto la storia della cultura italiana del Novecento e non è stato dimenticato; anzi, è ancora un autore di culto, anche per i più giovani. Sarà perché la sua è stata una vita fuori dagli schemi, o per la forza delle sue argomentazioni, o l’anticonformismo, o il carattere profondamente ribelle. Ribelle, sì, ma fragile, come scrisse in una lettera a Elsa Morante «sono sempre stato appartato, confuso, smarrito», o come lo vide Oriana Fallaci: «Piccolo, fragile, consumato dai suoi mille desideri, dalle sue mille disperazioni, amarezze e vestito come un ragazzo di un college». L’omosessualità e la fede lo segnavano, tutte e due vissute con tormento: era legato ai “ragazzi di vita” delle borgate romane perché rappresentavano per lui l’ultimo brandello di una civiltà arcaica e, in più il rapporto simbiotico con la madre Susanna fu sempre così intenso che anche pensare di avere una relazione sessuale con una donna per lui adombrava un incesto.

Leggendo Caro Pierpaolo mi sono ricordata di un altro libro della Maraini, La grande festa, pubblicato nel 2011, nel quale pure la figura di Pasolini è presente; appare nei sogni all’autrice, addolorata per il mistero legato alla sua morte. Nella sua presentazione alla Biblioteca civica di Biella, la Maraini ha sottolineato quanto è importante per lei il dialogo con i morti, una pratica che le viene dalla infanzia trascorsa in Giappone. Ne La grande festa descrive l’aldilà come «un luogo delicato e accogliente, in cui i nostri amati morti, fatti leggeri e savi, camminano agili, riflettendo. Ci saranno angeli? Ci saranno santi, martiri, divinità, si vedrà l’ombra di un dio potente e punitivo? Forse no. Forse sarà la voce della poesia a tenere in movimento le menti».

 Laura Prete

 Dacia Maraini, Caro Pierpaolo, pp. 240, Neri Pozza; euro: 18,00

 

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