Alice Oswald: “Memorial”, un poema dall’Iliade

Sette anni con L’Iliade di Omero sotto il braccio, sette anni ascoltando le voci dei guerrieri con cui rivivere il poema, sette anni accompagnati da piante e trapianti nel giardino di casa: «Lavorare all’aperto – ha spiegato ai traduttori italiani – ha cambiato il mio modo di guardare». Il risultato è tra i più originali della poesia di questi anni. Alice Oswald, prima donna a ricoprire la carica di Professor of Poetry a Oxford, nel 2011 è finalmente arrivata alla conclusione di Memorial, sequenza poematica che si affida agli eroi omerici morti nella lotta ma colti, con una pronuncia orale del tutto inedita, dove si fondono il dettato classico e la lirica della nostra sensibilità. «Questa (mia) – ha precisato l’autrice introducendo il poema – è una traduzione dell’atmosfera dell‘Iliade, non della sua vicenda», vale a dire una versione che «cerca di recuperare l’energeia del poema» escludendo quasi sette ottavi della narrazione e strutturandosi sui nomi dei guerrieri morti e sull’antifona, la lamentazione celebrativa.

Le biografie, le antifone

Memorial si può leggere tenendo sottomano l’originale di Omero: ad ogni nome corrisponde una vicenda umana colta nel momento della morte. Una sorta di rievocazione alla quale fanno contrappunto i versi che svolgono il ruolo dell’ antifona. All’uscita del libro il New York Times, ha commentato: «Una poesia che sboccia dal massacro»…Riferimento puntuale del resto al mondo greco rievocato dall’autrice, dove la preparazione dei funerali era accompagnata dalla voce di un rapsodo e dal coro femminile. Ma Alice Oswald ha saputo ricreare con l’atmosfera anche un linguaggio fatto di immagini terse e luminose che nella dicotomia del testo sono pronunciate attraverso un metro essenziale, moderno, articolato sulla similitudine. Ecco l’incipit e la successiva articolazione “corale” nella traduzione dall’inglese di Rossella Pretto e Marco Sonzogni:

Primo a morire fu PROTESILAO
Uomo risoluto che presto s'avventò nel buio
Con lui su quaranta navi nere salparono in molti
Lasciandosi alle spalle quelle scogliere infiorate
Dove un letto d'erba ricopre ogni cosa
Piraso Itone Pteleo Antrone
Morì nel balzo di chi cerca per primo l'approdo
Lasciò la casa costruita e metà
La moglie corse fuori artigliandosi il viso
Podarce l'assai meno valente fratello
Prese il comando ma era tanto tempo fa
Giace nella terra negra già da miglia di anni

Come stormire di vento
Iniziano a rumoreggiare le onde
Una lunga nota via via più forte
L'acqua esala un sospiro profondo
Come sobbalzo di terra
Quando zefiro un campo traversa
Voluttuoso e curioso
Senza nulla trovare
Verdi scuoton le teste gli stocchi di mais

L'antifona è ripetuta quindi ancora una volta prima che altro nome e vicenda procedano nel poema:  «ECHEOPOLO combattente perfetto/ Dei suoi uomini sempre in testa(...)».

Il testo dell’Iliade

Alice Oswald ha scritto di aver parafrasato il testo originale. Tuttavia ha premesso che il suo approccio è stato quantomeno irriverente: «Mi tengo vicina al greco, ma invece di trasporre le parole nei loro equivalenti in inglese le uso come aperture verso cui guardare cosa vedeva Omero. Scrivo attraverso il greco e non dal greco – avendo come obiettivo la limpidezza anziché la letteralità». L’esito sperato è una sintonia con la poesia orale, al contrario di quella scritta mutevole a seconda dei contesti. Un aspetto che la Oswald ha voluto sottolineare proprio quando i due traduttori italiani l’hanno incontrata. L’autrice ha di pari passo sollecitato una intonazione italiana, ripetendo con ciò l’approccio che lei ha avuto rispetto al greco antico. Un compito facile solo in apparenza se si pensa alle tante versioni dell’Iliade a cominciare da quella di Francesco Gussano nel 1544, ricordata dai traduttori insieme all’ultima di Franco Ferrari del 2018. La versatilità sembra insomma confondere anziché aiutare, tra ottave, esametri, endecasillabi, versioni in prosa ritmica. Ma è vero ugualmente che l’Iliade ha portato linguisticamente nella tradizione italiana un timbro, questo sì veramente ineludibile. Ecco per esempio alcuni passi dal secondo Libro del poema, nella traduzione di Guido Paduano del 1997 (L’Iliade, Einaudi-Gallimard) dove viene evocata la figura di Protesilao, il guerriero sopra citato con cui inizia il poema della Oswald:

Gli abitanti di Filache, di Piraso fiorita, santuario
di Demetra, di Itone ricca di greggi,
di Antrone sul mare, di Pteleo erbosa,
li guidava il valoroso Protesilao, finché visse,
ma adesso giace sotto la terra nera. 
A filache resta la sposa col volto segnato dai graffi
e la casa incompiuta; lo uccise un guerriero dardano,
mentre saltava giù dalla nave, primo fra tutti gli Achei. (vv. 695-702)

Omero, Oswald e la lirica moderna

Alice Oswald

L’inglese omerico dall’autrice e l’italiano omerico dei traduttori si fronteggiano quindi con relative affezioni. L’esito del poema inglese trasfigura in chiave di immagini essenziali la narratività diffusa dell’aedo. Il testo lirico, immaginativo, ha il sopravvento come lo ha l’ellisse intesa non come figura retorica ma come pensiero strutturante, implicito nella creazione. Per questo il risultato affascina il lettore di oggi: in sintonia con il Novecento poetico la materia metastorica prevale appena si toglie l’impaccio delle contingenze storiche più dirette. E’ proprio nelle voci anonime dell’antifona, infatti, che Memorial trova la sua identità e si risolve. E’ nel canto funebre che si perfeziona con puntuale energia il disegno complessivo, la tela tessuta da Alice Oswald. La collettività che vive nella voce di Omero riflette fino a noi, a dispetto di tante nominazioni, come quei marosi, quell’acqua sciabordante che affascina la poetessa. In ogni giustapposizione corale della vicenda omerica si pronuncia il destino con la convocazione degli elementi: acqua e vento, predatori e predati, terra, fuoco, nebbie, aria. Così alcuni incipit nella dialettica tra la vicenda degli eroi e la morte: «Come foglie chi può scrivere la storia delle foglie/ Il vento ne soffia a terra i fantasmi»; «Come migliaia d’uccelli acquatici frullano in aria affollandosi»; «Come erranti tribù di mosche che si radunano in stalla»; «Come grilli tra siepi piantati sui gomiti». Una conclusione avocata alle forme del destino in una dissolvenza che risale il tempo, al di là del tempo, ma soprattutto distolta dalla vicenda mondana.

Marco Conti

Alice Oswald, Memorial. Uno scavo dell’Iliade. A cura di Rossella Pretto e Marco Sonzogni, pp. 190, Archinto, 2020. Euro 20,00

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to Top
error: Content is protected !!