Poeti dimenticati o nascosti – 11

Federico Garcia Lorca, Cartolina

Ana Maria Moix

Mio fratello Terencio comprava libri di Sartre nel mercato di libri di San
Antonio e li leggeva di nascosto da mio padre – si chiama Jesus, è monarchico e sentimentale -, il quale assicurava che Sartre era la reincarnazione del demonio e che i suoi lettori diventavano immediatamente schiavi al servizio di Satana. Un giorno, all’uscita dalla scuola, dissi a mio fratello: voglio diventare scrittrice. Tu?
Ma non volevi diventare trapezista? Sì, ma adesso voglio diventare scrittrice. Terencio mi disse che non sarei stata mai una buona scrittrice perché non ero “impegnata”.
A me in realtà, quello che piaceva era suonare la tromba in una strada buia. Ma allora, né io né i miei fratelli sapevamo nulla della vita; avevamo imparato tutto da libri, fumetti, film e canzoni.
Ho già detto che quello che mi piace è suonare la tromba in una strada buia, per questo ho scritto le Ballate del Dolce Jim, perché desideravo, un bel giorno, suonare la tromba in una strada buia. Più tardi ho capito che ho sempre suonato la tromba in una strada buia.

Ana Maria Moix, da “Poetica”, trad. M. Lamberti, in “Poesia”, n. 92, Crocetti

Roberto Roversi

“…bruciano i vetri delle biblioteche
gli scaffali di legno odorano di onde di boschi
avvampano i libri chiedono pietà
o muoiono in silenzio o scendono in battaglia contro il tempo
che li tempesta. Cenere nelle biblioteche con gli avidi pipistrelli
chini sopra gli ultimi fogli. Fumo”

Roberto Roversi, da “La partita di calcio“, Pironti, 2001

E’ ancora da vedere se la povertà di ieri

“E’ ancora da vedere se la povertà di ieri
era più triste della ricchezza esplosa
polvere di ghiaccio tra le pietre
in questi giorni rassegnati a un piccolo destino.
Il pane che l’Europa tocca muore.
Il viaggio così finisce. Il cavaliere così si allontana.
Mi rifiuto di sottoscrivere
qualsiasi forma di patto
con il diavolo. Mani di uomini neri
strisciano le lamiere arrugginite.”
 
Roberto Roversi, da “La partita di calcio”, Pironti editore, 2011.

Tomasz Ròzycki

Manoscritto arabo XII sec.

Immagina un momento che io viva qui
che qui sia nato, e i miei genitori
abbiano un negozietto qui da sempre
e io frequenti un bar in rue du Temple
 
con una cameriera gentile, che non ci sia mai stata
Europa dell’est, nessuna cantina
per nascondere i vicini, nessuna
deportazione o retata, né incubi
 
di gente che si presenta alla porta,
immagina: un gatto allunga il collo
al sole del balcone, gioca a scacchi
il tipo a destra con la cameriera,
 
lui segue le sue mosse, lei portando
il caffè, come per caso, con l’anca urta la scacchiera.
 
Tomasz Ròzycki, “Truppe alle manovre”, trad. L. Masi, in Hebenon, nn 3-4, Mimesis Hebenon, 2009.   

Beppe Salvia

Un raggio ha dimorato tra misure
rigorose e chiare di calici, e
senza chiudersi in pigre filature
tra i vetri ha brillato un segno d’oro, e
l’ho sentito il tinno sonoro di quel
lume e il coro, come uno specchio avanti
al primo grido dei mille vetri del
prisma che pur frange acque indolenti
dell’iride dei lumi, non parenti
siamo noi di luci che riposano,
 
livida limatura d’ardesia note
quadrettature d’un foglio ha rese
metro imperativo e falso di vita
che non valse a far pittura scoperta
di quell’ombre di polvere ferrigna.
Beppe Salvia, “Il raggio la polvere il foglio” dall’ inserto culturale “Fine Secolo” del quotidiano Reporter, 23 aprile 1985

Rossella Tempesta

Gérard de Nerval, Genealogia fantastica

Molto bella l’estate
per questo suo camminare a piedi nudi nella casa
sentire come è fresco il duro marmo
sentire la vostra presenza anche nelle stanze vuote
anche nell’ordine così provvisorio delle cose:
stanno in bilico
e non si sedimentano poiché amano lasciarsi travolgere
dalle vostre guerre stellari
aspettano di essere centrifugate dall’energia magnetica
dei vostri salti.
Qui, qui. Mi troverete davanti a questo scenario azzurro
su cui dondolano le campanelle della buganvillea
e le vele bianche dei vacanzieri.

Rossella Tempesta, da “Libro domestico” in Nuovi poeti italiani, 6. Einaudi, 2012

Antonio Martinez Sarriòn

Stephane Mallarmé . Lettera autografa indirizzata a Laura Mery (1890)

Meraviglie del cine gallerie
di luce intermittente in mezzo ai fischi
bambini con le mamme giù in platea
tra le pantere un indiano si sforza
di raggiungere i frutti più dorati
ivonne de carlo balla in sherazade
non so se una danza musulmana o un tango
amore dei miei quindici anni marilyn
fiumi della memoria così amari
e poi la cena fredda e insipida
e gli occhi brucianti come fari
 
Antonio Martinez Sarriòn, “Il cinema del sabato”, trad. M.P. Lamberti, da Poesia, n. 87, Crocetti, 1995

Manoscritto arabo. XII secolo


 
 


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