Marguerite, regina e letterata irriverente

Se mai il movimento me too, che a New York propone parità sessuale anche per l’evocazione del passato e per la condivisione della sua memoria con sculture, statue, intitolazioni e baluardi di varia foggia, dovesse imbattersi nella letteratura rinascimentale… Ecco che avremmo qualcosa da proporre. Qualcosa che arriva addirittura dal XV secolo. E’ vero che Margherita di Navarra, ovvero Marguerite d’Angoulème, sorella di Francesco I, era per l’appunto regina di Navarra, è vero che viene ricordata da Rabelais che le dedica il terzo libro del suo capolavoro e che sarebbe inoltre esatto affermare che, dopo Christine de Pisan e Marie de France, figura come la terza donna di lettere della storia francese. Ma è altrettanto e perentoriamente vero che il suo libro più importante, Eptamerone, ebbe la sorte che oggi non toccherebbe neppure all’ultimo premio della fiera di Viggiù.

Non si sa precisamente quando L’Heptaméron venne scritto. Di certo è l’ultima opera della scrittrice ed è una delle prime che può figurare nella letteratura di viaggio. Il libro conta 72 novelle che danno conto di sette giornate trascorse nei pressi di un’abbazia da dieci narratori in lockdown, vale a dire confinati in una stazione termale. Il maltempo li costringe infatti a restare in vacanza perché l’unico ponte che può collegarli con il resto del mondo è stato travolto dalla furia delle acque. In attesa della ricostruzione, i viaggiatori convenuti scelgono di raccontare delle storie. L’ispirazione di Boccaccio è evidente ma diverso è il trattamento delle storie: più disinvolto nell’autore del Decameron (1349), speculativo per la sorella del re di Francia.

L’umanista trasgressiva

Margherita di Navarra (1492- 1549) in un ritratto attribuito a Jean Clouet

La narrazione letteraria diventa così contemporaneamente narrazione di viaggio, ma la costruzione del testo è introdotta da una predicazione evangelica insolita che assume argomenti di attualità (episodi sanguinosi, lotte, incesti, o matrimoni celebri). Una contestualizzazione che pare riguardare gli anni quaranta e cinquanta del XV secolo. Margherita muore infatti nel 1549 , il manoscritto viene pubblicato per la prima volta nel 1558 ed è generalmente accettata l’idea che la regina abbia scritto l’Eptamerone pochissimi anni prima di morire. Verrà trovata esanime nel suo parco mentre il marito è in viaggio.

Non era il suo primo impegno di penna. L’esordio di Margherita era avvenuto nel 1528 con Le miroir de l’ âme e nel 1542 aveva scritto La comédie des quatre femmes. Tuttavia, detto questo, le storie dell’Eptamerone risultano per lo spirito del tempo decisamente anticlericali, erotiche almeno quanto lo sono quelle di Boccaccio e soprattutto improntate alla difesa del genere femminile. Tanto basta per considerare che, almeno alla sorella del regnante era consentita la trasgressione e persino l’indipendenza. Per dare una nozione dei temi, ecco il riassunto della prima novella: «La regina di Napoli si prese allegra vendetta della infedeltà di re Alfonso, suo marito, con un gentiluomo del quale egli amava la moglie, e questa tresca durò per tutta la loro vita, senza che mai il sire n’avesse sospetto alcuno». Non c’è, insomma, neppure un brandello di punizione, di pentimento e via dicendo.

Le sorti infelici del testo

Da Gallica, il frontespizio della seconda edizione del 1559 voluta dalla figlia di Margherita

Benché Gutemberg abbia stampato “la Bibbia a 42 lineee” nel 1455, l’Eptamerone non poté usufruire di torchi ma non venne neppure ricopiato. La prima edizione porta la data del 1558 ed è un disastro filologico. Il curatore e stampatore, Pierre Boaistuau, rimaneggia l’intero manoscritto, crea un ordine diverso delle novelle, non divide i capitoli in Giornate, ne pubblica 67 censurandone cinque, e per completare il tutto intitola l’Eptamerone, Histoire des amants fortunez.

L’anno dopo è la figlia di Margherita, Jeanne, a restituire un po’ di verità. Si fa aiutare da un certo Claude Gruget, un dotto, che ripristina sia il prologo, sia alcune conversazioni finali per ogni storia, ma aggiunge altri racconti di sua scelta che nulla hanno da spartire né con il testo originale, né con l’opera di Margherita. La prima edizione informata sull’originale e solo su questo, ovvero con 72 novelle, sarà stampata nel XVII secolo, circa cento anni dopo la morte dell’autrice.

Alcune questioni rimangono tutt’ora aperte e sembra di poter escludere che possano mai trovare elementi decisivi per chiarire le intenzioni della scrittrice. In primo luogo la data di stesura: è probabile che l’Heptameron sia stato scritto tra il 1544 e il 1549 e che solo la morte o l’indisposizione dell’autrice abbia messo fine ai racconti; le vicende avrebbero dovuto essere 100 suddivise da dieci giornate. Ma questa è una deduzione che proviene dal numero dei narratori (10 appunto, cinque donne e cinque uomini) e dal modello di Boccaccio che contava dieci narratori (sette donne e tre uomini) impegnati lungo dieci giornate per raccontare 100 novelle. Più intriganti sono le domande che gli storici della letteratura medievale francese si sono fatti in merito alle figure dei narratori. Erano solo profili di fantasia o richiamavano lentourage della regina? Va detto inoltre che, nonostante il ruolo di primo piano di Margherita nel mondo del tempo, venne in vita scarsamente considerata tranne nel momento in cui si fece avanti come “diplomatica” per aiutare suo fratello, frequentando corti e maggiorenti.

Questa però è una storia già sentita e solo il movimento me too potrebbe far finta di scandalizzarsi.

Marco Conti

One comment

  1. Bertilla Bertesina

    Il tempo in cui visse Marguerite, secondo lo storico Alessandro Barbero, è decisamente molto vivace per quanto riguarda la dimensione erotica dei rapporti, inclusi quelli del clero. Ne “Il gioco di santa Oca” il povero curato di campagna vive con madre e figlia e le accontenta (forse) a turno. Solo successivamente la dimensione sessuale fu sostituita da quella angelica e casta del clero. Con conseguenze nascoste o manifeste che tutti conosciamo

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