Sinigaglia: «Queste sono le mie parole»

Gli elementi più vistosi di Sillabario all’incontrario, penultimo libro di Ezio Sinigaglia uscito nel febbraio 2023 per TerraRossa edizioni, sono la struttura, lo stile e l’impossibilità di incasellarlo in un genere preciso. Nato nel 1948 a Milano e trapiantato da diversi anni in Sardegna per distaccarsi da «un concetto ornitologico dell’abitare», l’autore di questo volume giustamente inserito nella collana Sperimentali dell’editore barese non è nuovo a soluzioni narrative originali e metaletterarie, fin dall’esordio con Il Pantarèi.

A lunga distanza dalla scrittura dell’opera, composta tra l’ottobre 1996 e il maggio 1997 a Geremeas, Sinigaglia ha dato alla luce una lunga riflessione sulla malattia, un tema novecentesco come molti altri che attraversano il libro ( il rapporto con il padre o il rimosso freudiano): dopo una  varicella contratta in età adulta, segue una broncopolmonite e una crisi depressiva a cui lo scrittore cerca di trovare una risposta, se non una terapia, indagando la propria esistenza in ventuno capitoli tematici che traggono ispirazione ognuno da una parola iniziante per una lettera dell’alfabeto.

Il sillabario: da “Zoo” a “Al di là”

E qui veniamo al titolo che tiene in sé sia la struttura che l’innovazione rispetto ai precedenti letterari,  in primis i Sillabari di Goffredo Parise. Lì però si trovano una serie di racconti che scandagliano i sentimenti umani, uno per ogni lettera dell’alfabeto, qui invece a essere messi al vetriolo sono aspetti della vita di Sinigaglia (nella foto a fianco) che non hanno un vero fil rouge, se non la sua esistenza stessa.

A questo si aggiunge l’idea rivoluzionaria di ribaltare l’alfabeto partendo dalla fine (Z di Zoo) per arrivare al principio (A di Aldilà), in nome di una ricerca di una verità curativa o di una diagnosi esistenziale. In questo l’autore cerca di dare una coloritura gialla (d’altronde il capitolo che più permette di leggere tra le righe del libro e della produzione dello scrittore è dedicato proprio ai polizieschi e al colore caratterizzante il genere), che si combina a un’autobiografia romanzata o a un diario disordinato di appunti e riflessioni (in realtà più che altro un lungo flusso di coscienza testimoniato dalla sintassi tenuta insieme dai due punti, quasi ossessivi).

Amori e fragilità

L’obiettivo non è il disvelamento del colpevole come in un romanzo di Agatha Cristhie o di sir Arthur Conan Doyle – chi spera di trovare un’agnizione nelle ultime pagine rimarrà deluso – ma avvicinare il lettore al mondo di Sinigaglia, alle sue fragilità e ai suoi amori (da quello pirata per i ragazzi di strada a quello spirituale per il mare sardo, fino a quello assoluto e religioso per la letteratura), proprio come avrebbe fatto il suo investigatore preferito, Maigret: per comprendere il delitto bisogna passare dalla parte dell’assassino, oltrepassando la linea gialla che ci separa da lui.

Lorenzo Germano

Ezio Sinigaglia, Sillabario all’incontrario, pp. 236, Terrarossa Edizioni, 2023; euro 16,90

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