
«Se volete essere sicuri che il vostro compleanno venga festeggiato di qui a trecento anni, la cosa migliore, indubbiamente, è tenere un diario», così scriveva Virginia Woolf nell’attacco di una sua recensione del 1920. L’articolo apparve il 28 ottobre sul Times Literary Supplement, l’importante rivista letteraria britannica nata come supplemento del Times nel 1902.
Virginia Stephen, ancor prima di essere Virginia Woolf, iniziò a collaborare con il supplemento settimanale del quotidiano inglese nel 1905, quando il direttore Bruce Richmond le propose di scrivere un pezzo di 1500 parole. A quella recensione ne seguirono altre e la collaborazione con il TLS durò per tutta la sua vita. Nel 2021, in Italia, la casa editrice Harper Collins ha pubblicato nel volume “Genio e Inchiostro” quattordici di quei saggi di critica letteraria, tradotti da Sara Sullam, con la prefazione di Ali Smith e l’introduzione di Francesca Wade.
Il lavoro di scrittrice
A ventitré anni Virginia iniziò il lavoro retribuito di scrittrice. Giunse, così, l’indipendenza economica anche se non il prestigio, perché fino al 1974 la politica del supplemento letterario fu di pubblicare articoli anonimi. Inizialmente, recensiva tutto ciò che le veniva inviato, non solo romanzi ma anche guide turistiche e libri di cucina. Ogni settimana riceveva un nuovo libro, del quale doveva scrivere e consegnarne il saggio critico entro il venerdì, talvolta, di persona, altre volte, al fattorino del Times che attendeva nel suo salotto mentre la Woolf finiva di battere a macchina. Una routine, una abitudine alla scrittura che la portò al suo primo romanzo. Scrivere per il TLS rappresentò una palestra di scrittura e è chiaro dalle sue parole riportate nell’introduzione «Gran parte del mio mestiere l’ho maturato scrivendo per lui: come comprimere; come vivacizzare; e mi ha anche fatto leggere con penna e taccuino seriamente»
Quando divenne romanziera e editrice, insieme al marito Leonard Woolf, proseguì a scrivere saggi critici ma dettò delle condizioni al direttore Richmond e prima fra tutte il poter scegliere di quali libri occuparsi. Dal 1920, infatti, attraverso i suoi articoli è possibile ricostruire il canone letterario della scrittrice inglese.
Tenersi pronti
Nel 1919, in occasione del centenario della nascita della scrittrice George Eliot, Woolf si accinse a leggere tutte le sue opere per lavorare al pezzo pubblicato il 20 novembre e inserito in questa raccolta della Harper Collins. Nello stesso periodo iniziò un nuovo taccuino dedicato a raccogliere appunti sullo scrittore Thomas Hardy, amico del padre, perché il direttore del TLS l’aveva invitata a “tenersi pronta” per la pubblicazione dell’articolo celebrativo in occasione della morte dello scrittore. Lavorò a quelle pagine per quasi dieci anni. “I romanzi di Thomas Hardy” (presente in questa raccolta) venne pubblicato, infatti, il 19 gennaio 1928. Il saggio, passando in rassegna i diciassette volumi di narrativa dello scrittore, si sofferma sui personaggi e sul motivo per cui vengono ricordati, sul genio dell’autore e gli attribuisce il merito di aver donato «una visione del mondo e del destino umano per come si sono rivelati ad un’immaginazione sorprendente, ad un genio profondo e poetico, a un animo gentile e umano».

Tenere un diario
Virginia Woolf si è attenuta all’indicazione che lei stessa aveva fornito nell’incipit del saggio su John Evelyn e ha lasciato oltre a romanzi, racconti, recensioni, lettere anche i suoi diari. Attraverso questi Francesca Wade nell’Introduzione affianca le riflessioni di Woolf ai saggi contenuti in Genio e Inchiostro permettendo al lettore di avvicinarsi ulteriormente alla straordinaria e acuta scrittrice inglese che ha trasformato in opera narrativa anche gli articoli di critica letteraria.
Giancarla Savino
Virginia Woolf, Genio e Inchiostro, pp. 317, Harper Collins Italia, 2021
