Un tweet per Joan Didion

«Tre del mattino. Sono ancora sul divano. Depresso e totalmente sobrio e persuaso che tutti debbono leggere ‘Prendila così’ di Joan Didion».

Il messaggio comparve su Twitter il 9 dicembre 2012. Lo aveva postato Bret Easton Ellis. Due anni prima Ellis aveva pubblicato Imperial Bedrooms, un romanzo che rappresenta il seguito generazionale di Less Than Zero (Meno di zero), suo libro d’esordio nel 1985. Protagonista del primo romanzo era lo stesso scrittore e la sua generazione. Nel 2010,  Ellis tornava a riflettere sul suo mondo. Clay, l’eroe di Imperial Bedrooms, (e di Meno di zero) è un uomo maturo, uno sceneggiatore che cerca di formare il cast per un suo film. La città è sempre Los Angeles e il timbro emotivo è ancora più scuro di quello delineato nella giovinezza. Clay è immerso in una quotidianità fatta di narcisismo, di indifferenza e ha davanti a sé un orizzonte senza speranza.

Imperial Bedrooms

L’autore,  celebre fin dal primo romanzo, molto seguito e clamorosamente censurato all’uscita di American Psycho (1992), scriveva esemplarmente in Imperial Bedrooms:

«Le ombre, le dissolvenze, le scene riscritte, tutte le cose che vengono cancellate – vorrei spiegarle tutte queste cose, ora, ma so che non lo farò mai, anche se quella principale resta sempre la stessa: non ho mai voluto bene a nessuno, e le persone mi fanno paura».

Ma perché Ellis è convinto che tutti debbano leggere Joan Didion e in particolare quel romanzo?

Un commento autoriale fa capolino nella prefazione a Imperial Beedrooms  citando Raymond Chandler:  «Nessuna trappola è mortale come quella che ti sei costruito». Ed è indubbio che anche il mondo di Prendila così sia omologo al romanzo di Ellis. Lo è certo per l’ambiente (il cinema, i divi, Los Angeles) e lo è per l’edonismo che caratterizza quegli scorci,  estensibili metonimicamente  a più di una generazione. Il mondo vacuo di Los Angeles sembra insomma un avamposto della società dello spettacolo e dell’autoreferenzialità, nozioni indagate nel secolo scorso da Baudrillard in America , delineate dal giovane Claus protagonista di Meno di zero.

Con Prendila così, Joan Didion  anticipa nel 1970 e va oltre il dramma delle solitudini tra palme e piscine, tra promesse e tradimenti capaci di connettere professioni, intimità momentanee ed aspirazioni. Le pagine della scrittrice sono permeate da una lucidità descrittiva che non incontra mai, come in Ellis, la tensione scaturita dall’esperienza estrema e dall’adesione emotiva.

Due generazioni, due romanzi

Trent’anni di differenza fondano un atteggiamento diverso anche nei confronti della scrittura. Joan Didion è nata nel 1934 a Sacramento, in California; Bret Easton Ellis nel 1964 a Los Angeles. La scrittrice è stata una artefice del new journalism con Tom Wolfe, Gay Talese, Norman Mailer: un modello di scrittura che cercò la fusione tra fiction e reportage.

 Bret Easton Ellis, formatosi negli anni ’80 della “Generazione X” (votata al consumismo fine a se stesso), è stato con Jay McInerney e Tama Janowitz un alfiere del postminimalismo.  Un atteggiamento estetico che si è espresso in narrazioni di scene quotidiane particolareggiate, in scorci frammentari come accade peraltro in Prendila così di Joan Didion. Fernanda Pivano sottolineò in un saggio alcune di queste assonanze, riassunte fin dal titolo: “Minimalisti e post minimalisti hemingwayani”. Il microcosmo di molti autori nati in quegli anni è risultato inoltre legato alle sorti delle classi agiate, come accade nell’esperienza personale di Ellis  e nella sua narrativa. Tuttavia, sotto la superficie di una poetica che ha alcuni tratti formali in comune,  gli esiti sono straordinariamente diversi.  Sorge anzi il sospetto che, quando Ellis invoca il romanzo della Didion,  cerchi in realtà la possibilità di una distanza narrativa. Distanza che è giudizio di valore sul mondo narrato.

B.E. Ellis

Stile e distanza

Ma di fronte alla pagina di Meno di zero, di American Psycho o  di Imperial Beedrooms, si ha l’impressione opposta. Il lettore trova una approssimazione  dell’asciuttezza narrativa propria della Didion, incontra uno sguardo dettagliato sui particolari, ma calati in una sequenza che sovrappone protagonista e narratore. In realtà le narrazioni di Bret Easton Ellis e di Joan Didion procedono da opposte angolazioni fin dagli esordi. In che modo? La narrazione di Ellis assembla e descrive il pulviscolo di sensazioni e pensieri e lo fa in prima persona sovrapponendosi ai suoi protagonisti.

“Prendila così”

Esattamente quanto non accade con Joan Didion (nella foto). Alle spalle di Joan Didion c’è la stessa frase essenziale di Hemingway diramatasi fino a Ellis, ma  nella scrittrice sussiste sempre una forte mediazione intellettuale: autoriflessiva in Democracy e del tutto nascosta in Prendila così dove lo sguardo in terza persona coglie l’essenziale senza divenire mai giudizio, commento sul personaggio. Nelle prime pagine, alla voce in prima persona della protagonista, si succedono quelle di due personaggi-testimoni; successivamente, cioè per nove decimi del romanzo,  la lettura procede in terza persona ma senza alcuna evidenza diversa dall’azione della protagonista, impegnata a eludere il tempo con lunghe corse senza meta in autostrada oppure in dialoghi da cui è pregiudizialmente assente la partecipazione. In breve la scrittura sembra lo sguardo di un testimone, mentre ogni sezione narrativa è un frammento dove gli eventi procedono osservati dall’esterno. Ecco il momento in cui Maria (la protagonista) si prepara al suo percorso coatto:

«Si vestiva ogni mattina con più decisione di quanta ne avesse avuta da un po’ di tempo a quella parte, una gonna di cotone, una maglietta, sandali di cui sbarazzarsi con un calcio quando volesse avvertire il contratto dell’acceleratore, e si vestiva in fretta e furia, passandosi un paio di volte una spazzola tra i capelli e legandoli sulla nuca con un nastro, perché era essenziale che arrivasse sull’autostrada per le dieci (interrompersi era come gettarsi in un indicibile pericolo).» «Se non ci arrivava perdeva il ritmo della giornata, quel suo slancio precariamente imposto.»

Ugualmente l’ambiente del cinema, le contiguità di comodo tra persone, il cinismo o l’ipocrisia accolti quasi come un dato oggettivo, o come paesaggio invisibile, diventano nel romanzo della Didion attributi congrui del personaggio:

«Quella primavera in principio c’era una checca, che di tanto in tanto l’accompagnava alle feste. Mai una checca famosa, mai una di quelle impegnate con mesi di anticipo a scortare le mogli separate di importanti registi, ma una checca di terz’ordine.»

L’anticipazione della Generazione X

La protagonista di Prendila così è insomma una anticipazione, quindici anni prima, della “Generazione X” di Ellis. Maria è una potenziale vicina di casa di Clay, condivide aspirazioni e malesseri degli antieroi coevi al minimalismo, eppure l’immagine che ne fornisce Joan Didion ha i contorni netti della prospettiva persino quando – come in questo romanzo – il tempo narrativo è contratto e frammentario e un singolo capitolo può occupare dieci righe o quattro pagine. L’autore-testimone immagina e osserva da un altro spazio.

Ed è in quel momento forse che il twitt di Ellis raggiunge la notte inquieta di Los Angeles.

Marco Conti

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