Ambientato nel 1980 Il passeggero è un libro autonomo e al medesimo tempo un libro che dialoga con l’ultimo romanzo di Cormac McCarthy, Stella Maris. Il protagonista è Bobby Western, un uomo che vive nel Mississippi, fa il sommozzatore ed ha un legame affettivo strettissimo con la sorella, Alicia, una matematica afflitta da una forma di psicosi. Sarà quest’ultima il personaggio centrale della seconda parte della dilogia. Come ci si può attendere da McCarthy, la narrazione scava nell’interiorità di queste due figure interpellando la loro storia, il loro destino attraverso un movimento narrativo che alterna il presente al passato, la figura del protagonista a quella della sorella, ricoverata in una clinica psichiatrica. Tuttavia il plot narrativo è strutturato intorno a un accadimento esterno dal momento in cui Bobby Western trova un aereo incagliato nei fondali della costa del Mississippi con nove cadaveri. Poco oltre si scopre che non solo manca la scatola nera del velivolo, ma anche un decimo passeggero. E che forse questo ritrovamento non è gradito a tutti poiché Bobby sarà seguito giorno per giorno da due funzionari del governo che, come nei serial più ovvi, si tengono distanti ma seguono le mosse del protagonista. Tanto basta perché Bobby si decida a far perdere ogni traccia di sé… Tanto è bastato, ugualmente, perché si parlasse di un thriller di Cormac McCarthy anche se la definizione è metaforicamente possibile quanto fuorviante rispetto al genere.
Due tempi narrativi
Il romanzo avvicenda dunque due tempi narrativi fin dalle prime pagine. L’incipit è tagliente e lirico insieme come sa esserlo la pagina di questo scrittore. Si inizia con la scena del ritrovamento del corpo di Alicia impiccato in una boscaglia nevosa e con un dialogo allucinatorio tra la sorella del protagonista e Talidomide Kid, personaggio fittizio che prende il nome dello psicofarmaco (appunto il Talidomide), responsabile in passato di danni diversi, come la nascita di bambini con malformazioni. Ma per tornare alla prima pagina, ecco l’avvio:
Nella notte era scesa una leggera nevicata e i suoi capelli ghiacciati erano aurei e cristallini e i suoi occhi gelidi e duri come pietre. Uno degli stivali gialli le si era sfilato e spuntava dalla neve sotto lei.
Un inizio collocato nel passato (e contrassegnato nel romanzo dalla scrittura in corsivo) che ha una brusca cesura al terzo capitolo dove l’autore non indugia entrando allo stesso modo in medias res nel presente del narratore: «Sedeva avvolto in una delle coperte di salvataggio grigie contenute nella borsa di pronto soccorso e beveva tè bollente. Intorno sciabordava il mare scuro.» Uno scorcio che racconta altre morti con il ritrovamento dell’aereo nei fondali. Da qui ha inizio quella che diventerà la lunga fuga del protagonista.
Il mondo de “Il passeggero”
Il vagabondaggio, la marginalità, sono elementi costitutivi dell’opera di Cormac McCarty che trovano l’espressione più estrema nel romanzo La strada ma, diversamente da quanto avviene altrove, qui, e con grande maestria, il percorso del protagonista è costantemente accompagnato dalla riflessione attraverso una fitta serie di dialoghi. Incontri on the road che si succedono sulla strada della fuga chiamando in causa personaggi inconsueti come uno studioso di storia della fisica (il padre di Bobby e Alicia è stato un fisico) e un travestito, che intrecciano speculazioni metafisiche sull’essere e il non essere, puntualmente calate e alleggerite dai registri di una conversazione serrata ma essenziale. L’autore, che il celebre critico Harold Bloom, ha messo in vetta alla narrativa contemporanea statunitense, scrivendo che Meridiano di sangue è stato il miglior esito del romanzo americano «dai tempi di Faulkner», si concede dunque una digressione dalla propria poetica. Il tema dell’eredità della storia umana (ciò che non è stato scritto, dice a un tratto un personaggio, non è mai avvenuto, «la storia è una collezione di carta») si intreccia allora con altri vettori di pensiero – nell’accezione latina più stringente – inerenti tanto l’essere al mondo quanto al linguaggio simbolico.
Chi tuttavia pensasse di trovarsi di fronte a un meditabondo congedo dello scrittore – morto lo scorso giugno a 90 anni – sbaglierebbe di grosso. La pagina di McCarthy conserva una energica vitalità, come accade raramente di leggere: nelle scene come attraverso i lunghi colloqui dove lo scrittore semina ombre e frammenti dei suoi personaggi. Con Stella Maris, in fase di pubblicazione, il lettore completerà il dittico a breve.
François Morane
Corman McCarthy, Il passeggero, trad. Maurizia Balmelli, pp. 385, Einaudi, 2023; euro 21,00