
I viaggi di Camerana
Ha quasi cinquant’anni Giovanni Camerana quando, ancora una volta, il 3 ottobre 1894, visita e girovaga tra la valle di Oropa e il santuario mariano più famoso delle Alpi. C’è già stato nel 1882, nel 1883, c’è stato nel 1894 in primavera e ora che si allungano le ombre dei faggi intorno al santuario, è tornato.
Questa volta è proprio l’immagine della Vergine Nera a sedurlo, anziché l’atmosfera romantica dei monti e il contrappasso della quiete e della preghiera. In “Oropa. A la statua”, scrive nelle ultime due terzine del sonetto:
Tu sei nera ma bella
Tu sei mia Tu che sei nera ma bella,
Nera come la intensa lava Etnea;
Bella come gli Etnei clivi al bel sole;
Sei mia, perché sei nera e arcana e bella,
Mia fra i veli del sogno e dell’idea,
Mia nel bivio fra il sogno e le parole.
Il misticismo dei romantici
Alla bellezza e al misticismo sensuale romantici, tra suggestioni della natura e precarietà del vivere, Camerana fornisce alcune delle immagini più nitide. La chiostra dei monti, il verde denso delle vallate, la figura della Vergine nel sacello, il santuario di pietra, le ombre e le nubi che si slanciano tra le gole, diventano la grammatica di una parte centrale della sua lirica, un motivo di ispirazione costante. E’ una angolazione più moderna e rispetto alle tele del contemporaneo Lorenzo Delleani.

Delleani
Ma chi oggi volesse promuovere un tour nel biellese letterario, potrebbe contare su una parte significativa dell’intera sua opera: quattro poesie imperniate su Oropa, due sulla valle d’Andorno, nove dedicate a Delleani dove vengono talvolta ripresi in chiave romantica gli scenari dipinti, varie poesie sulle montagne locali, dal Monte Mucrone al Monte Tovo, mentre altri sonetti risultano ispirati al santuario di Oropa o alla statua della Vergine Nera benché questi elementi agiscano sottotraccia.
Hugo: morte e bellezza
Il paesaggio montano biellese fornisce a Camerana lo scenario per due temi che si rincorrono da Victor Hugo in poi tra romanticismo, simbolismo e crepuscolarismo: quelli della bellezza, del sogno, e della precarietà. E’ Victor Hugo, nel 1871, a scrivere in un sonetto: “La Morte e la Bellezza sono due cose profonde” che comprendono “ l’ombra e l’azzurro”.
L’azzurro dei monti, l’ombra del sacello di Oropa, per esempio:
Tranquilla Oropa, ove sognai, lontano
Da tutti gli echi del mondo, tranquilla
Piazza, ove il fonte secolar zampilla
Ed è un bacio di pace il sol montano (…)
Il poeta scapigliato

Il poeta scapigliato, il magistrato controvoglia di Casale Monferrato (la scelta della carriera gli fu imposta; in seguito Camerana non raccolse mai le sue poesie in volume proprio perché magistrato; il primo libro di sillogi è edito da Streglio nel 1907, due anni dopo la sua morte), passa, torna, insiste ancora, discorre con l’estro di una poesia che ha come costante lo slancio mistico e una insistita figuratività. I “clivi”, le selve, il chiaroscuro che monti e boschi gli fanno sfavillare di fronte, sono un motivo ricorrente, un paesaggio che si presta al desiderio di infinito e al timbro malinconico che lo accompagna. Sia che volga lo sguardo al Mucrone, sia che si trovi ai piedi di un ruscello nella vicina Valle di Andorno.

La Vergine Nera
Su tutto insiste la figura misteriosa della Vergine Nera, quasi nascosta tra la roccia e il buio del sacello. E’ proprio questa presenza a costituire però la traccia, l’indizio di quell’ombra e quell’azzurro citati da Hugo. Nel profilo mariano di Oropa, Camerana vede il mistero e il trascendente della natura, al punto che questa presenza compare anche in alcune poesie che richiamano i dipinti dell’amico Lorenzo Delleani.

Da Oropee
D’altro canto in questo modo “dipinge” in un certo senso, anche il poeta:
A quest’ora, Lorenzo, il Santuario
Del tuo intelletto e del cor mio, le arcate
Grigie, i calmi cortili e la chiesuola
Sembrano tombe;
Quattro palmi di neve, un ciel di morte,
Chiuso il dì nella bruma orrida, cupe
Più che un abisso le notti, entro i quattro
Palmi di neve.
Il paesaggio, la sua eco interiore, sono le seduzioni che Camerana ascolta e rende con la sensualità dell’immagine e del suono
La smemoratezza biellese

Il Biellese, profondamente amato da Giovanni Camerana, non sembra però aver ricambiato questa attenzione. Mai visti una strada, un istituto, una sede intitolati allo scrittore; mai si è avvertita questa presenza come un termine di confronto per dire qualcosa di più su questo territorio, oltre le ovvietà sulla terra dei telai e le stramorte, carducciane ciminiere fumanti, appropriati oggetti di archeologia industriale.
m.c.
