Dieci racconti per il congedo, dieci racconti e altrettanti personaggi colti attraverso le ultime svolte della vita, quando il tempo è poco e il bilancio (buono o pessimo che sia) si fa sentire con tutte le frange di quanto è venuto alla luce e quanto è rimasto inespresso. Richard Ford, uno dei migliori scrittori americani, a 76 anni, scrive della classe media americana e del mondo che gli è più prossimo, quello degli intellettuali e dei professionisti. Ma il realismo crudo dei suoi esordi è ovviamente lontano da questa raccolta, Scusate il disturbo, uscita negli Stati Uniti l’anno scorso e tradotta ora da Vincenzo Mantovani. Ford scrive attraverso la retrospezione, consegna la storia di vite giunte a un momento, a una circostanza che suggella il tempo o ne fa un’emergenza, un’epifania.
Gli alter ego di Ford

Richard Ford si è fatto apprezzare attraverso la tetralogia di Frank Bascombe, agente immobiliare divenuto tale dopo aver lasciato gli studi di giurisprudenza così come Ford abbandonò la facoltà di Legge per dedicarsi alla letteratura e poi, come l’eroe di The Sportswriter (“Lo scrittore di sport”)lasciò l’insegnamento alle medie per fare il giornalista sportivo. La sua storia è insomma la fonte di ispirazione primaria per la sua narrativa e persino per i suoi eroi: è impossibile non collegare le sue origini irlandesi, il suo girovagare tra un mestiere, tra una città e l’altra, e persino la letteratura di Beckett, con il suo esordio con A Piece of My Heart (“Un pezzo del mio cuore”) nel 1976 che racconta la storia di due vagabondi. Il nome di Beckett è stato del resto fatto risuonare più d’una volta dalla critica per i temi e l’asciuttezza della prosa di Richard Ford, anche se in fatto di essenzialità di scrittura, il paragone risulta più ideale che filologicamente pronunciabile.
La vanità delle cose

Quando Ford (nella foto a sinistra) è agli esordi il timbro principale della letteratura americana è quello del minimalismo. Ma dietro il lemma storico-letterario c’è ben poco di comune tra gli scrittori a cui è stata appiccicata questa etichetta.
Ford se ne discosta proprio per i temi poiché se è vero che i personaggi della tetralogia inverano il mondo della classe media tra cocktail party, amori svaniti, ambizioni vagheggiate e case per le vacanze, è altresì vero che soggiace sempre in questo autore il tema dell’identità e della perdita, ora insistito sul versante sociale (il fallimento), ora su quello più intimo ed ontologico.
Una giornata libera
Ed è proprio quest’ultimo aspetto che torna prepotentemente nei racconti di Scusate il disturbo, attraverso la consapevolezza della vanità nelle piccole cose di tutti i giorni, come tra i pensieri di questo personaggio, una maestra che torna da un appuntamento con l’amante nell’hotel, dopo essere rimasta inavvertitamente chiusa fuori dalla camera d’albergo, nel racconto “Una giornata libera”:
«Nel suo posto, da sola, pensò a mille cose, ripensando agli alti e bassi della giornata. Quando Tom, più tardi, fosse tornato indietro in macchina, lei sarebbe stata a casa e a letto. Non parlavano mai del giorno appena trascorso. Cosa c’era da dire? Mi manchi? Che buffo però, che buffo che le fosse balzato il cuore in gola solo perché era rimasta chiusa fuori. Come se l’intero edificio, lungo e sottile com’era, potesse incendiarsi e andare in fumo. Gli orribili dettagli. (…)” “Ma ora? Cosa doveva succedere a causa di un momento così spinoso come quello che aveva passato? Qualche nuova e improvvisa e spietatamente chiara capacità di capire il proprio io? Una nuova severa precauzione, come una nuova chiave? Qual era la parola francese? Un aperçu? No, non era quella giusta. Ma erano tutte sciocchezze. Erano tutti adulti: a parte i ragazzi naturalmente. Se uno si aspettava di imparare qualcosa, non c’era nulla. Nulla per il momento, almeno.»
Osvaldo Enoch
Richard Ford, Scusate il disturbo, traduzione di Vincenzo Mantovani, pp. 277, Feltrinelli, 2021, euro 18,00
