McCourt racconta la vita prima della fama

McCourt insegnante a New York

Ho letto un’intervista a Camilleri, appena era scoppiato il fenomeno della sua fama. Si diceva stupito che dopo cinquant’anni si fossero accorti di lui, dopo che aveva fatto il romanziere per tutta la vita, e, per campare, lo sceneggiatore (si sa, non si vive solo di letteratura). A un giornalista che gli chiedeva come era cambiata la sua vita, Camilleri rispose, spiritosamente: «Ho settantaquattro anni, non posso montarmi la testa. Sono sconcertato ma vivo la celebrità come un gioco».

Così la vive anche Frank McCourt che ha raggiunto la notorietà a sessantasei anni, pubblicando Le ceneri di Angela, che, come tutti i best sellers è sfuggito a ogni previsione di marketing, è stato tradotto in trenta lingue, osannato dalla critica e dal pubblico. Da quel momento la vita dell’autore è cambiata vertiginosamente: basta leggere il prologo di Ehi, prof (Adelphi), arguta presa in giro della sua esistenza attuale di star. In contrapposizione, Ehi, prof descrive i fallimenti della sua vita precedente al fortunato libro. L’autore, impietoso e brillante, non fa sconti a se stesso e descrive la grama vita del professore che ha sulla schiena trent’anni di insegnamento nelle scuole superiori di New York; non nei licei per gente ricca, ma nelle scuole professionali di Manhattan dove si scontra con problemi di ogni tipo.

In classe con lo scrittore

«Ogni classe ha la sua personalità. Ci sono classi simpatiche che ti fanno pregustare la lezione. Gli alunni sanno che con loro stai bene e a loro volta stanno bene con te. Di tanto in tanto di dicono che hai fatto una bella lezione e tu ti senti al settimo cielo. In qualche modo questo fatto di infonde energia e mentre torni a casa ti viene voglia di cantare. Ci sono classi che vorrei imbarcare sul traghetto per Manhattan e non vederle più. (…) Ricorri a trucchi che non le altre classi hanno funzionato. Però non serve e il motivo è quella certa personalità. Gli alunni lo sanno quando stai per battere in ritirata. Captano d’istinto le tue frustrazioni.»

Il povero “prof” McCourt, mal pagato e poco stimato, passa attraverso avventure come la psicanalisi e il fallimento del proprio matrimonio, decide di tornare in Irlanda, terra dei suoi antenati, ma anche qui è un povero disgraziato senza radici: in America è un irlandese squattrinato, in Irlanda è uno yankee che rimane ai margini della società. E scrive, senza peli sulla lingua: «Fallito in tutto, mi misi alla ricerca del mio posto nel mondo. Diventai un supplente itinerante. Passavo da un istituto all’altro (…). In aula non avevo autorità». Ma…«Nel 1971 nacque mia figlia maggiore Maggie e le mie fantasie sbiadirono davanti alla dolcezza della sua realtà. Cominciai a sentirmi a mio agio nella vita».

McCourt racconta della sua esistenza con una scioltezza e una positività che incantano e che sono solo delle persone che hanno sofferto molto, che sanno il valore delle cose. Consiglierei la lettura di questo libro a tutti, ma in special modo agli insegnanti che certamente si ritroveranno e rideranno di se stessi, come l’autore ride delle sue disgrazie. «L’insegnamento è la cenerentola delle professioni. Gli insegnanti devono entrare dalla porta di servizio. La gente si congratula con loro per tutto il tempo libero che hanno». Un bel libro che fa pensare, sorridere e anche ridere di gusto.

Laura Prete

Franck McCourt, Ehi, prof, Adelphi, p. 308

La Nuova Provincia di Biella, 2.10.2006, p. 23

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