
Nel luogo «degli istinti congelati», la Svizzera, Anaïs Nin scrive la prima lettera ad Henry Miller. E’ il 3 febbraio 1932. Anaïs e lo scrittore gangster, come un amico lo aveva definito scherzosamente presentandolo a lei, si conoscono da pochi mesi. Ma il tono della lettera è quello di due amici intimi, tanto più che Anaïs già si fa carico dei problemi di sopravvivenza di Miller. «Ti invio un telegramma che ti farà ridere e 150 franchi.»
Parigi e l’ospitalità di Anaïs
Miller approdato da poco a Parigi è vissuto in piccole stamberghe di Montparnasse e Montmartre prima di trovare, con un amico, Villa Seurat: «Abito a Villa Borghese. Non un granello di polvere, non una sedia fuori posto. Siamo soli, e siamo morti. Ieri sera Boris si è accorto di avere i pidocchi. Gli ho dovuto radere le ascelle ma il prurito non ha smesso (…) E’ l’autunno del mio secondo anno a Parigi.»
Quando scrive le prime righe di Tropico del Cancro, Miller va a zonzo tra i suoi umori e i suoi pensieri. Non ha la minima idea del fascino che scaturirà dalle sue pagine. Ma sarà questa libera registrazione sopra le righe della vita vissuta, a fare il timbro del suo capolavoro. L’altro versante, quello quotidiano, è raccontato meglio dalle lettere che scrive e riceve da Anaïs.

«Cara Anaïs, negli ultimi giorni ho vissuto in uno stato morboso. Avrei voluto scriverti ma c’erano pulizie da fare (…) C’è il pericolo, se non si scrive continuamente, di perdere l’abitudine. Lo temo sempre. E se pensi in continuazione, se scrivi nel tuo cervello, se scrivi mentre ti spogli, ti lavi i denti, lavi i piatti, eccetera, non sai più dove sei, come se fossi drogato.» In questo 28 marzo 1932 Miller è già a Clichy, quartiere allora periferico che darà titolo a un altro suo libro. E’ uno dei tanti momenti appassionati e lucidi della loro relazione. Si scrivono anche dopo essersi visti, si scrivono quando sanno che si incontreranno il giorno dopo: «Ieri dopo che te ne sei andata mi è capitata una strana esperienza»… Si scrivono per dire quello che si diranno ancora: come quando Henry gli comunica che ha trovato suo marito lungo il corridoio di un teatro e si è sentito in colpa davanti alla sua gentilezza, alla sua generosità. Hugh Guiler e consorte lo avevano già ospitato a Louveciennes, nella casa dei coniugi e insieme gli avevano comprato una bicicletta.
«Sto leggendo Proust »
L’autrice de La Casa dell’incesto, di Delta di Venere, non è da meno. Quasi ogni giorno trabocca di parole e sensazioni, quasi ogni giorno gli riferisce le sue ore e le impressioni: «Sto leggendo Albertine disparue perché me l’hai chiesto. Avrei voluto conservare più a lungo possibile l’esultanza che tu mi hai dato, e adesso ridiscendo in regioni infernali», scrive il 3 aprile concludendo: «Ti amo».

delle profondità e ho una grande paura
della vita superficiale.
Storia di una passione

Come tutte le storie esemplari, anche questa è oggi per noi un piccolo prezioso rutilante e polveroso mito di seduzione. Lo ridice questa ristampa della corrispondenza, Storia di una passione. Lettere 1932-1953, che torna in vetrina con Bompiani dopo l’edizione del 1989. Un trentennio che non è servito però a darci una lettura più ampia o con rinvii biobibliografici più ricchi. Del resto è l’unico carteggio significativo a nostra disposizione per quanto incompleto a fronte della cospicua, inverosimile mole di lettere scambiate trai due autori.
Gunter Sthulmann il curatore dell’edizione originale scelse infatti di presentare un resoconto a due voci che coprisse il ventennio più importante della relazione: era il 1987, due anni dopo la morte del marito della Nin, circostanza che permise al curatore testamentario dell’opera della scrittrice (il suo secondo marito Rupert Pole) di iniziare a dare alle stampe anche i monumentali Diari in sei volumi senza lacune, e senza umiliare Hugh Guiler.
I Diari di Anaïs

Anaïs Nin morì infatti nel 1977 ma aveva voluto evitare che il marito, finché in vita, venisse a conoscenza delle sue passioni amorose e in particolare di quella con Miller che, pur comprendendo le remore, la incitava invece a pubblicare quanto poteva. A posteriori e lasciando in disparte le spinosità delle implicazioni, Miller aveva visto giusto: i Diari sono certamente la più importante eredità letteraria dell’autrice, qualcosa di paragonabile per vitalità e riscontro degli ambienti del tempo al Monsieur Nicolas di Retif de la Bretonne.
L’ultima lettera

L’ultima lettera, nell’ottobre 1953, è ancora della scrittrice. La tensione amorosa ha lasciato il posto ad un reciproco interesse per le rispettive vite e la fortuna letteraria delle loro opere. Sapendo che Miller è riuscito a fare una capatina in Francia, a Vienne, ospite di un amico, Anaïs Nin si stupisce che l’Europa non entusiasmi più l’amico e, come nelle altre lettere di questo periodo, entrambi finiscono col parlare delle edizioni dei loro libri. Miller è ancora ostracizzato in Inghilterra e negli Stati Uniti; Anaïs Nin comincia in quegli anni a suscitare l’attenzione degli editori e ha appena concluso un contratto con Mondadori ma già nel 1945, Winter (La voce) e Under a Glass Bell (Sotto la campana di vetro), trovarono un editore inglese che le fece uscire in un unico volume.
Tuttavia la loro intesa aveva superato trasferimenti e vicende personali. Lui viveva a Big Sur in California, lei a New York. Nell’aprile del 1945, Anaïs gli scrive: «Henry, mi hai scritto esattamente ciò che avevo in mente io di scriverti. Sono completamente libera da ogni forma di tormento e sono immersa in un’atmosfera così ampia e luminosa che non riesco a ricordare che cosa ci abbia separati, ma solo ciò che ci ha avvicinati.»
Marco Conti
Anaïs Nin, Henry Miller, Storia di una passione. Lettere 1932-1953, Tascabili Bompiani, 2019. Euro 15,00