
Di Lucio Faleo Magno ci piace il verso cristallino e la sentenza ironica, di Estella Ruìz Blanco l’intelligenza e di Gherardo Finzio, scomparso nel 2016, l’impegno etico contro la dittatura di una tecnologia al servizio del potere. Ma il lettore di Poeti del sogno, antologia curata da Antonio Fiori e pubblicata da Inschibboleth appena un anno fa, scoprirà certamente altri autori di temperamento: per la precisione nove oltre a quelli citati. Si tratta di Jules Tassard, Olga Taraskova, Irma Indovina, Carlo Gasperino, Marianna Concordia, Angelo Domenico Coviello, Michael Bronson, Silvestra Bonetti, Kevin Stafford. Insieme coprono un arco di tempo che da Lucio Feleo Magno, celebre in epoca augustea, arriva alla notazione polemica di Gherardo Finzio di cui si citano alcuni testi dalla raccolta “Pane quotidiano”, del 2020. Tutti hanno in comune un sogno dove si parla una lingua sconosciuta, tutti sono stati visitati dunque da una presenza impronunciabile che forse, in qualche modo, ha condizionato i loro versi.
Una antologia di eteronimi
Ma i dodici poeti sognatori hanno in comune soprattutto il loro curatore, Antonio Fiori che, sulle tracce di Pessoa, li ha inventati di sana pianta. Ha dato loro una biografia, un riscontro critico, uno stilema figlio del tempo e, in contrasto con tante diverse maniere prosodiche e distanze tematiche, una matrice lirica composta, spesso intrisa di ironia, che rappresenta il vero segno autoriale, quello insomma di Fiori-Pessoa, il quale, probabilmente, assume anche le vesti di postfatore con il nome di Donato Angeli. Il libro precedente di Fiori, Sotto mentite spoglie, sembra del resto una anticipazione del secondo ed entrambi possono chiamare in causa la natura irriducibile della poesia. Quelle sillabe pronunciate dai sognatori, quella lingua che nella memoria onirica pare alludere a qualcosa di imprendibile, le visitazioni di personaggi e il timbro straniato delle atmosfere, non sono infatti una allegoria del linguaggio poetico e delle sue fonti sconosciute? Chi oggi si affanna a dire (e a ripetere pensando che l’addizione aumenti la verità o che la tesi sia utile allo spaccio di varia mercanzia) che il canone letterario è scomparso, avrà materia per un’ulteriore riflessione.
Prosa e poesia
Va detto tuttavia che, Poeti del sogno, è lettura da cogliere nella sua totalità di prosa e di poesia, di vite inventate e di testi migranti tra le epoche e i confini, con una stessa convinzione estetica: che il falso referenziale e il vero, che artificio e autenticità, nel cuore della letteratura assumano lo stesso profilo. Vengono in mente, per traslato di traslato, i versi di Estella Ruiz Blanco, che una notte del 1552 scrisse, volendo credere a Fiori:
Nella notte furiosa nessuno mi vedeva ché torcia non portavo e un manto mi copriva. Ma non temevo nulla perché nel cuore avevo – e certo mi bastava – la sua luce accesa.
Marco Conti
Antonio Fiori, I poeti del sogno, pp. 128, Inschibboleth, 2020. Euro 12,00
